Che ci
crediate o meno, il 27 Maggio è stata una giornata importante per la
pallacanestro casertana, pure senza incontri o ricapitalizzazioni dal
notaio.
Ieri infatti, dei signori in giacca e cravatta vicino Ginevra, Svizzera, hanno diffuso i nominativi dei prossimi ingressi della Hall Of Fame FIBA.
Orgoglio patriottico nel vedere i nomi di Cesare Rubini e Aldo Vitale, italiani che salgono, come meritano, nell' Olimpo del basket, ma orgoglio forse ancora maggiore nel vedere, scorrendo quella breve lista, ultima voce tra i "Giocatori":
Zoran Slavnic, Serbia.
Orgoglio patriottico nel vedere i nomi di Cesare Rubini e Aldo Vitale, italiani che salgono, come meritano, nell' Olimpo del basket, ma orgoglio forse ancora maggiore nel vedere, scorrendo quella breve lista, ultima voce tra i "Giocatori":
Zoran Slavnic, Serbia.

Lui infatti, antesignano di gente come Pozzecco, era uno slavo talentuoso e irriverente, ma il coach della selezione all'epoca, Zeravica, lo considerava troppo indisciplinato.
Bastò il cambio in panchina per trasformare quel "troppo indisciplinato" in "estremamente creativo": coach Novosel non ci pensò due volte a portarlo all' Europeo del 1973 a Barcelona. E fu Oro.
(Facts: in quella Nazionale giocava anche Vinko Jelovac, ovviamente non c'è alcuna parentela con il nostro Stevan).
Di lì in poi, lasciò la Selezione Yugoslava solo 179 partite e 1.465 punti dopo (7th tra i Top Scorer della storia yugoslava), agli
Europei del 1983 a Nantès, competizione che dovrebbe esserci abbastanza nota, dato che il gradino più alto del podio fu
occupato dagli "Azzurri" (primo successo della nostra Nazionale nella competizione continentale).
Italia
che però ricorda bene Moka già prima dell'avventura in bianconero, merito di un buzzer allo scadere che regalò ai
suoi la semifinale, e l'esclusione ai nostri, in quelle poco fortunate
Olympiadi di Montreal.
E non solo gli italiani, all'epoca, furono vittime di Zoran Slavnic.
E non solo gli italiani, all'epoca, furono vittime di Zoran Slavnic.
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Art Kenney e Cesare Rubini |
Già, proprio quel Kenney che recentemente rispolverato da Proli e Armani, ha visto nel Forum lo scempio che è diventata l'Olimpia dei canestri, in G-7 dei Quarti contro Siena.
Il fatto: era
una partita di Coppa delle Coppe, Slavnic s'infuria e colpisce
l'allenatore delle scarpette rosse. Art vuole difendere la propria
guida, così lo insegue e si ritrova sugli spalti, tra i tifosi ospiti, e
grazie anche alle "buone maniere" della polizia di quella Belgrado, si
becca anche il resto.
Ad ogni modo, torniamo al campo.
Moka
Slavnic quel posto nella Hall Of Fame, se l'è guadagnato non certo a
Caserta (dove venne solo al suo ultimo anno da pro, ritirandosi nell'
'83, a fine stagione), ma con una carriera eccezionale costruita tra il
'63 e l' '82, a suon di trofei alzati con la Yugoslavia (3 Europei, un Mondiale e un oro Olimpico), e i clubs.
14 anni (e una Coppa delle Coppe) nella Stella Rossa di Belgrado, passò a Badalona due anni (1 titolo vinto) e tornò poi a casa in Yugoslavia (dove fece muovere i primi passi da pro ad un 15enne Drazen Petrovic, nel Sibenik, dove era giocatore/allenatore).
Prima di fare i bagagli per Caserta, ha il tempo di firmare il più incredibile dei "passaggi di maglia", divenendo la risposta alla domanda: "Si puo' andare a giocare per il Partizan di Belgrado dopo una vita spesa nella Stella Rossa?".
14 anni (e una Coppa delle Coppe) nella Stella Rossa di Belgrado, passò a Badalona due anni (1 titolo vinto) e tornò poi a casa in Yugoslavia (dove fece muovere i primi passi da pro ad un 15enne Drazen Petrovic, nel Sibenik, dove era giocatore/allenatore).
Prima di fare i bagagli per Caserta, ha il tempo di firmare il più incredibile dei "passaggi di maglia", divenendo la risposta alla domanda: "Si puo' andare a giocare per il Partizan di Belgrado dopo una vita spesa nella Stella Rossa?".
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Moka in maglia Indesit |
Passiamo
finalmente alla Juve. Come detto, arrivò solo a fine carriera, l'estate
stessa si ritirò dal basket giocato, proseguendo come allenatore (Gente
come Kukoc e Djordjevic ha calcato i parquet sotto la sua egida).
Nella
storia della Juve però, occupa un posto estremamente importante, lui, e
quello che significò per Caserta quella stagione '82/'83.
L'anno della svolta, la stagione dove vennero gettate le basi per quelli che sono i maggiori successi della nostra Storia.
Con Moka Slavnic infatti, arrivò anche un nuovo coach, sempre slavo, e con soli due anni in più, tal Bogdan Tanjevic, montenegrino baffuto e assolutamente "originale" nei modi di fare.
L'allenatore volle con lui un giocatore, anch'egli alla prima esperienza italiana, che era noto, oltre che per un tiro mortifero, per aver passato l'intera finale di Coppa Intercontinentale del '79, giocata proprio contro il Bosna Sarajevo di Boscia, a piangere come un bambino (mentre segnava 42 punti).
Brasiliano si, ma anche lui, in parte, membro di quella ventata slava piombata nella nostra piccola città. Nonna Anna infatti, di cognome faceva Markus, ed era nata a Belgrado.
Con Moka Slavnic infatti, arrivò anche un nuovo coach, sempre slavo, e con soli due anni in più, tal Bogdan Tanjevic, montenegrino baffuto e assolutamente "originale" nei modi di fare.
L'allenatore volle con lui un giocatore, anch'egli alla prima esperienza italiana, che era noto, oltre che per un tiro mortifero, per aver passato l'intera finale di Coppa Intercontinentale del '79, giocata proprio contro il Bosna Sarajevo di Boscia, a piangere come un bambino (mentre segnava 42 punti).
Brasiliano si, ma anche lui, in parte, membro di quella ventata slava piombata nella nostra piccola città. Nonna Anna infatti, di cognome faceva Markus, ed era nata a Belgrado.
Quella squadra, con Sarti GM e Maggiò solido al timone, conquistò la sua prima, storica, promozione in massima serie, quella Serie A che dopo solo qualche anno, vide Caserta come principale protagonista.
E' anche grazie a Zoran ''Moka'' Slavnic che oggi, a ragione, possiamo dire che la Serie A è il posto dove meritiamo di stare, e questo neppure l'indolenza e la fraudolenza degli imprenditori potrà mai cancellarlo.
Grazie davvero Moka, e congratulazioni!
"I Libri dei Giganti - 5 - Oscar" - Michele De Simone)
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