giovedì 2 gennaio 2014

#WISHLIST: MOUPH YAROU, L'AUBE NOUVELLE DU BENIN



Nelle precedenti puntate...


 
 
Moore s’è infortunato, serve un sostituto.
Ok, onestamente: dopo lo smarrimento iniziale ho iniziato ad avere un brivido, che s’ è tradotto rapidamente in “apri il laptop e inizia a scrivere”.
Perché? Ovvio, potevo tornare con i miei deliranti #Wishlist e sbattere in pubblica piazza i miei desideri più reconditi a proposito di giocatori appena usciti dal College e che vorrei vedere più da vicino, tipo in canotta bianconera al Palamaggiò, per esempio.
Rubrica che resta #Wishlist perché Atripaldi c’ignora sistematicamente, Cooley e Broekhoff sono andati in Turchia, qualcuno è ancora ad Ole Miss (Qualcuno ha detto Henderson?), mentre uno di cui avevo parlato ma causa arrivo di Hannah è rimasto una bozza, giochicchia in Australia (ma still believe!).
Insomma, a che pro propinarvi ancora una storia di basket “Made in USA” se tanto resta poco più che un racconto?
Piacere personale. Puro piacere personale, quasi autoerotismo, edonistico in pratica. Quindi per chi c’ha voglia di entrare in questa nuova “Storia”, si allacci le cinture di sicurezza e spenga il cellulare, si vola in Benin.
Questo dovrebbe già aver  fatto intuire di chi stiamo parlando a chi segue il basket europeo, anche perché non è che il Benin sia poi terreno così ricco di talenti, o meglio, è più facile che vi troviate a bere Tchoucoutou con gli amici piuttosto che ritrovarvi con una palla a spicchi in mano. Tchoucoutou, esatto, che sembra tanto esotico, ma in fin dei conti è birra (ottenuta dal Sorgo), ma sempre birra, questo tanto per dire che poi tutto il mondo è paese, e la Birra unisce i popoli (ma sono di parte). 


Benvenuti nel distretto di Atakora!
Vi chiedete dove trovare una pinta di questo novello idromele? A Natitingou, ovvio, no?!
Natitingou, una città del Benin nord-occidentale,  in un contesto ben lontano da immaginare per un Europeo, un italiano. Villaggio importante nel distretto di Atakora, una sorta di “capitale” di quella che è una  regione molto distante dalla costa vivace, dalla moderna Cotonou e dai tanti turisti che affollano i Safari nelle riserve della Foresta.
Natitingou è circondata dai monti, protetta e difesa da quella che per tanti è la casa degli Spiriti Animisti venerati a quelle latitudini, dove Islam e Cristianesimo sono delle minoranze ben tollerate. Anche questo aspetto ben lontano da quello a cui siamo abituati nelle nostre realtà.
È in questo contesto che vede la luce, nel 1990 (almeno così è scritto sul passaporto, ma l’età è spesso solo un numero, e non solo in Africa, vero Shabazz?), il 26 aprile, Mouphtou Monra Yarou, il nostro uomo.
Poco da dire sull’infanzia del gigante d’ebano proudly “Made in Benin”, si rifugia nello sport e diventa davvero bravo, potrebbe finire nel giro della Nazionale Beninese. Di Calcio però.
Esattamente come una nostra vecchia conoscenza (Ciao Deji!) anche lui ha speso la sua adolescenza con il pallone sbagliato, ma una volta diventato 2 metri e passa, l’ipotesi che la palla a spicchi potesse essere più congeniale al figlio di Louis, ingegnere agricolo, e Awaou Bawa, nel campo dell’abbigliamento, non ha faticato a prendere piede.
Mouph uomo copertina ESPN
È il 2004 quando inizia a giocare a pallacanestro, e tempo tre anni vola con la famiglia negli States.
Diciassettenne di due metri, non passi inosservato, ma senza sapere l’inglese (pur conoscendo già 4 lingue, tra Francese e dialetti africani) e con una preparazione scolastica tutta da valutare, un posticino nella High School con il miglior programma cestistico del Maryland (e una delle migliori dell’intera Federazione: Greivis Vazquez, Terrence Ross - suo compagno di squadra - , Linas Kleiza e tal Kevin Durant? Tutti con trascorsi al 5100 di Randolph Road, Rockville), te lo devi guadagnare.
E così Mouph trascorre il suo primo anno a stelle e strisce in un’Accademia Militare in Virginia, e anche se non parliamo della West Virginia cantata da John Denver, al nostro ragazzino beninese casa manca parecchio, ma non ‘è nessuna “country road” per riportarlo a casa, così le chiamate intercontinentali non si contano più. Un anno di purgatorio e la chiamata dal Maryland: “è pronto!”.
Yarou è uno di quelli che non potevi lasciar scappare, e anche se ti chiami “Montrose Christian High School”, non ci pensi due volte. La sua capacità di apprendere e di lavorare rende il suo impatto con il più alto livello della pallacanestro liceale un crescendo rossiniano, raggiungendo i migliori traguardi, sia di squadra, sia personali, viaggiando a 20+ punti, 10+ rimbalzi e 3 stoppate a gara.
Nell’ Old Line State il suo impatto cestistico non passa inosservato, neppure alla ESPN, che lo classifica nei migliori 30 prospetti per il recruit, che tradotto sarebbe a dire “prendi un paio di questi e il tuo college diventa competitivo quanto basta per una bella March Madness”, poi ovvio, se sei coach Calipari il motto cambia in “prendine 5 e diventa Campione NCAAB”.

A garantirsi i 208 centimetri di Yarou è Villanova University, Pennsylvania, a poche miglia dalla Città dell’Amore Fraterno, Phillies.
Il cammino universitario di Mouph è fin da subito in salita: due settimane in Porto Rico con la squadra, ritorno d’urgenza per dei “fastidi”: tre  test per confermare la diagnosi di Epatite B (e ce ne vuole, in genere se proprio devi beccarti qualcosa in Porto Rico, parliamo di Clamidia) e stop prolungato per tutta la stagione. I suoi teammates però gli concedono una chance guadagnandosi la post-season.
Yarou esordirà nel primo turno contro la Morris, e la vittoria all’OT avrà il suo marchio impresso: 17 punti, 8/8 dalla carità e 4/4 nel supplementare decisivo. Welcome Back Mouph!

La stagione da sophomore gli vale la nomination come All Star nella Big East (non proprio la conference degli oratori), chiudendo le sue 33 partite in maglia Wildcats con 8.4 punti e 7.1 rimbalzi.
Ritorna in campo dopo un’intera Estate a lavorare, e i risultati si vedono anche in questo caso, nono rimbalzista della Big East, unico di Nova a giocare tutte le gare e con medie ancora in crescita, 11.3 punti e 8.2 rimbalzi.
Buone cifre indubbiamente, ma il ragazzo da Natitingou era agli occhi degli addetti ai lavori, atteso da ben altre cifre nel momento di affacciarsi all’ultimo anno di college, e questo “what if” porterà a Mouph non poche frustrazioni nell’ultimo anno, soprattutto in RS, collezionando cifre non sensazionali, pur assestandosi al terzo posto dei migliori rimbalzisti del Torneo (9.7 a partita).
Arriva così agli ultimi scampoli di carriera collegiale, con una post-season per dimostrare che il salto tra i Pro è nelle sue corde: giocherà il suo miglior basket, con medie di 16 punti e 9 rimbalzi di media, entrando così nella storia dei Wildcats.
Il ragazzo nato 22 anni prima nell’estremo Nord del Benin, è l’ottavo giocatore di sempre a raggiungere quota 1000 punti, 800 rimbalzi e 100 stoppate in un quadriennio (triennio, considerando il primo, sventurato, anno).
Tutto ciò però, nell’estate scorsa, non gli ha permesso di guadagnare una (difficile) chiamata al Draft, e da qui il 23enne con una laurea in Finance and International Business, rimanda il ritorno in patria, e prende il primo aereo per l’Europa.
Da Cotonou purissimo (Cotonou, definizione per i giocatori provenienti da Paesi dell’Africa o del Centro-America, prende il nome dal luogo dove il tutto fu stipulato, ovvero Cotonou, sede del governo del Benin), non fatica a trovare una chance… “in un villaggio di contadini nel bel mezzo dei balcani”.

@sjacas (blame on you se non lo conoscete) ne ha analizzato l'arsenale offensivo
Prendiamo in prestito questo virgolettato da una poesia che a Kragujevac è dedicata, al massacro compiuto in quelle lande dagli occupanti nazisti per una rivolta, partita dagli studenti del ginnasio locale (il primo della nuova Serbia) e che ha lasciato alla storia una delle peggiori pagine, delle tante scritte in quel periodo. Krvava Bajka di Desanka Maksimovic, “Bloody Fairy Tale” è ora  un ricordo, il villaggio di contadini sostituito da un massiccio comparto industriale, e ovviamente la casa che ospiterà l’arrivo di Yarou sorge in un contesto ben diverso dal Benin, dal Maryland e da Philadelphia.
Si fa coraggio, non è più il ragazzino che chiama tutti i giorni casa, in lacrime e con la voglia di lasciare tutto e tornare nella sua Africa, così prende i suoi 116 kg e li porta ogni giorno in palestra per continuare a lavorare al suo sogno, the League.
Con il Radnicki disputa due mesi da assoluto dominatore, perché se in Adriatic League mette insieme 11.9 punti e 10.6 rimbalzi, non malissimo, è in Eurocup che esplode in tutte le voci statistiche: in 7 partite 17+ punti , 13+ rimbalzi e uno strabiliante 28 di valutazione media. 


Yarou la spiega in lungo e largo, è nel pieno dell’ Hype mediatico del vecchio Continente, e non sembra conoscere ostacoli: MVP della Week2 di Eurocup con la sua prestazione monstre contro il modesto Bisons: 17 punti, 17 rimbalzi, 6 falli subiti e 4 assist.
Eppure avrebbe potuto ottenere gli onori della cronaca anche dopo la partita del 27 novembre scorso, quando sempre contro i Bisons ha riscritto i suoi carreer high, con 27 punti e 18 rimbalzi.
MVP sfumato però, perché appena due giorni dopo il ragazzo è stato sospeso dallo staff tecnico dello stesso Radnicki, esasperato dall’ennesima violazione del regolamento interno della squadra: ambientamento non riuscito poi così bene.
In ogni caso, due mesi del genere non passano inosservati, e Mouph, in attesa della risoluzione dell’empasse con i serbi, ha già avuto molti contatti, ma senza prendere una decisione.
Puntare sull’ennesimo uomo nuovo della scuderia Beo Basket, con un contratto che possa coprire il periodo di stop di Moore, per poi lasciarlo libero di accasarsi in qualche powerhouse all’assalto dei Play-Off: difficile ma non impossibile, in ogni caso uno così nella nostra Wishlist non poteva mancare.
In attesa del ritorno di Cameron,of course.

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