venerdì 7 marzo 2014

BASKETBALL ON PAPER: 'PICK AND RON': MOORE E IL PICK'N ROLL


Ennesimo post pubblicato su JuveCaserta Report in meno di una settimana, immagino che quanti di voi ci seguano da un po’ si siano posti la domanda: “ma 'sti debosciati si so' scetati così all’improvviso co’ tutti sti pezzi?”.
Ecco, nonostante mi piacerebbe potervi rispondere “Si, il derby ha risvegliato la nostra verve grafomane”, la realtà dei fatti è che, e ancora fatico a crederci, è finita la Sessione Invernale delle Facoltà di Architettura e Medicina, e questo rende gli autori di questo blog particolarmente euforici, oltre che con un sostanzioso aumento del tempo da dedicare a cose importanti come “dormire”, “oziare” e saltuariamente “scrivere idiozie su JCR che forse sarebbe stato meglio dormire”.
Basta divagare comunque, veniamo a noi e a questo pezzo, che vuole non tanto tornare a parlare del derby, quanto porvi in maniera oggettiva quanto fatto da Ronald Moore nei 21’ in campo.

Partiamo da un presupposto doveroso: Moore viene a sostituire Stefh Hannah, un giocatore con un attacco a metà campo (e parliamo essenzialmente di letture) talmente imbarazzante, che anche Kudlacek ci sarebbe sembrato un playmaker degno di una contender di Euroleague.
Nella realtà dei fatti quindi, per una valutazione oggettiva, abbiamo necessariamente bisogno di un altro paio di apparizioni con la canotta bianconera, ma è indubbio che come presentazione non c’è male.
Tiro da 3 a bersaglio appena uscito dalla panca e 7 assistenze smazzate ai compagni, a fronte di appena due palle perse, buona prestazione personale nell’ambito di una prova corale che a distanza di giorni ancora provoca godimento.  Assolutamente non una cosa facile.
Buona prestazione che, se analizzata nello specifico, rispecchia fedelmente quello che Molin e Atripaldi cercavano nel playmaker che avrebbe dovuto sostituire Stefh prima, Duhon poi.
Già, perché non pochi si sono chiesti se un regista con pochi punti nelle mani e non proprio un Jimmy Baron dai 6.75, fosse l’uomo adatto ad una squadra che aveva le difficoltà maggiori nell’aprire le difese e nel trovare un “Phil Goss” o un “Troy Bell” che in tempi di magra risolvano tutte le difficoltà offensive.
E ancora una volta avevano ragione i due professionisti tanto insistentemente voluti da Iavazzi e Barbagallo (e i cui santini sono in bella mostra sui comodini di noi piccoli blogger di periferia). 

Il perché è presto detto. Nonostante l’impalpabilità dell’avversario (Avellino di un’inconsistenza clamorosa, c’è da ringraziare il Signore – Atripaldi eh, non l’Altissimo - che alla Juve arrivino i Moore e non i Foster vari), è evidente del come un “1” puro come Moore abbia fatto da subito la differenza, una differenza che punti e assist non possono, da soli, evidenziare.
Ed è per questo che c’è JCR.


RONALD MOORE, LO STAKANOVISTA DEL PICK’N ROLL.

Ronald ha giocato 21’ al suo esordio, essenzialmente secondo e quarto quarto, lavorando egregiamente con gli schemi che in questi tre giorni Molin gli avrà spiegato incessantemente giorno e notte, ma spesso e volentieri l’ex Siena University si è affidato alle sue iniziative.


Nello specifico, in 17 occasioni ha gestito il possesso inventando dal palleggio. Oddio, “inventando” non molto, e non perché manchi di fantasia (qualcuno ha detto “no-look per la bimane di Brooks?”), ma perché è probabilmente l’ultimo di una stirpe di cavalieri, strenui difensori del “Pick and Roll”. 
Di fatto, in 12 delle 17 situazioni in cui si è trovato ad attaccare a schemi saltati (70%), Ronald ha chiamato un proprio compagno per un blocco, e in 9 di queste, più della metà, c’è stato un Pick’n Roll. Nelle restanti occasioni invece, 3 volte ha servito il bloccante all’esterno per un Pick’n Pop e ha tentato la penetrazione per vie centrali in 4 situazioni. Uno solo, invece, il lancio lungo per l’appoggio di un compagno (Scott), che era invece una specialità del buon Stefhon.


Tanto Pick’n roll sì, ma con ottimi risultati. “Rizz” infatti ha portato alla causa bianconera un bottino di 24 punti, di cui 16 solamente con i giochi a due con il bloccante, differenziando notevolmente lo svolgimento dell’azione, evidenza di una capacità di leggere le situazioni nettamente superiore al predecessore con la canotta #24.  
In che senso “capacità di lettura”? Esemplifichiamo.  

Soluzione Primaria. Classico PnR  con lo scarico al rollante per facili lay-up o appoggi nei pressi del ferro, o comunque finalizzazioni per nulla spettacolari, tipo questa qui.



Soluzione Secondaria. Dopo il blocco, apertura ad un esterno in appoggio (Vitali, Roberts) per tiri da tre ad alta percentuale, o per servire il rollante migliorando l’angolo di passaggio ed eludendo gli show difensivi avversari.



      Pick’n Pop. Il bloccante è un lungo atipico con buona mano dall’arco come Scott? Nessun problema. Il lungo non rolla, ma si allarga, Moore legge la situazione, scarica all’esterno e…


In conclusione quindi, questo pezzo, oltre ad essere un’occasione per infilare un po’ di GIF che fanno tanto Blog ‘mericano, è una “prova” di una netta sterzata alla tipologia di playmaker cui eravamo abituati, perché se è pur vero che Hannah smazzava 4.2 assist a partita, con cifre similari a quelle di Moore, la provenienza è ben diversa (alley-oop, passaggi tutto-campo, contropiedi),  a tutto vantaggio del classe ’88 prodotto da Siena University. Se poi andiamo a guardare l’ 1/5 di quest’ultimo, è un dato che va decisamente “pesato”, perché tra i 4 errori ci sono ben 2 tiri della disperazione allo scadere dei 24’’ e in totale emergenza.
Ah, e non ci sono forzature o palle perse in malo modo, questo perché il neo-arrivato non necessita della giocata spettacolare per tentare di risolvere una fase di stallo offensivo: magari se gli date una leva non vi solleverà il mondo, ma portategli un blocco che qualcosa s’inventa di sicuro.

2 commenti:

  1. Mi è piaciuto questo articolo perché unisce l'analisi tecnica al caso pratico (la .gif da potenza al commento). È presto dopo una partita valutare un giocatore (Roberts contro VE la prima sembrava Mr Ventello) ma le premesse sono buone. In bocca al lupo a Moore e a voi studenti. Ciao P.

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