(Ancora una volta non parliamo della
partita. E voi ancora aprite i nostri link. Valli a capire, i matti. E noi li ringraziamo, i matti.)
Quell'applauso finale, lunedì, mi ha
riconciliato con il mondo, e per "mondo" intendo il
nostro, quello fatto dalle sciarpe bianconere, dai gradoni del
Palamaggiò e dalle solite facce dei soliti folli che rientrano in
fretta e furia da "Pasquetta" perchè quegli scappati di
casa giocano contro Milano, e per quanto il risultato sia già
scritto, tu ci credi sempre e comunque, in cuor tuo.
La bordata di applausi che ha chiuso la
pasquetta nelle campagne di Castelmorrone è stata quanto più
riconciliante potesse esserci, dopo una gara così. Dopo una stagione
così.
Facciamo un passo indietro.
Nel momento più nero di questi ultimi mesi, dopo la sconfitta con Cantù in pratica, la curva Ancilotto ha esposto uno striscione. "Zero chiarezza". Oh, inoppugnabile, sacrosanto.
Nel momento più nero di questi ultimi mesi, dopo la sconfitta con Cantù in pratica, la curva Ancilotto ha esposto uno striscione. "Zero chiarezza". Oh, inoppugnabile, sacrosanto.
"Poco cuore". Ecco, bravi,
Brav...eh?
Poco cuore.
Poco cuore.
Poco cuore.
No, ho sbagliato, rileggiamo.
Poco cuore.
Ah.
Ritornano in mente le immagini di una
stagione, e mettiamoci d'accordo, per me la stagione inizia con
Esposito sulla panchina, Markovski in Macedonia e Young a Tijuana.
Dicevamo, ritornano in mente le immagini di una stagione, della stagione più nera da quando ho ricordi, nato nel momento sbagliato per amare questi colori.
Dicevamo, ritornano in mente le immagini di una stagione, della stagione più nera da quando ho ricordi, nato nel momento sbagliato per amare questi colori.
Guardo i volti dei nostri giocatori,
quelli in bianco e nero, prima e dopo ogni partita, prima e dopo,
prima. E dopo.
E quello che vedo è il fumo della rabbia, del disappunto, della frustrazione.
Agito le mani, mi faccio largo, e arrivo alla brace, che già che siamo a Pasquetta è un dovuto tributo. Sulla brace non c'è Talento, nè fisico, non c'è sapienza cestistica, ma neppure sapienza e basta. Non c'è niente, e io nel frattempo m'intossico con il fumo.
E lo vedo.
E quello che vedo è il fumo della rabbia, del disappunto, della frustrazione.
Agito le mani, mi faccio largo, e arrivo alla brace, che già che siamo a Pasquetta è un dovuto tributo. Sulla brace non c'è Talento, nè fisico, non c'è sapienza cestistica, ma neppure sapienza e basta. Non c'è niente, e io nel frattempo m'intossico con il fumo.
E lo vedo.
È malconcio, in un angolo, come un
dilettante preso tra il pubblico e sbattuto sul ring con Pacquiao e
Mayweather. È proprio lì, davanti a me, che magari ho solo avuto un
po' di pazienza più degli altri, nell'aspettare che il fumo della
rabbia si diradasse. O magari per puro culo, ma intanto lo vedo. Il
cuore.
E allora torno allo striscione, e alle opinioni di tanti altri, e mi chiedo com'è possibile che, in questo sfacelo, si gridi all'assenza di cuore?
E allora torno allo striscione, e alle opinioni di tanti altri, e mi chiedo com'è possibile che, in questo sfacelo, si gridi all'assenza di cuore?
Questi ragazzi perdono e vincono, in un
roller coaster di prestazioni, non perchè sono studenti discoli che
pur capaci, non s'impegnano e che quando vincono "lo vedi che se
ti ci metti ce la fai?". No, per niente.
Questi ragazzi perdono e vincono, in un
roller coaster di prestazioni, perchè sono inoppugnabilmente scarsi.
Si, scarsi. Niente di più che
giocatori che, per un motivo o per un altro, sono incompleti, monchi,
con limiti evidenti, importanti ed evidenti. Perchè oh, mica so
tutti Jordan.
E si, perdiamo perchè siamo scarsi,
perchè se pure siamo soli con metri di spazio, spariamo sul ferro,
perchè pure se facciamo una rimessa, siamo cazzi di sbatterla tra le
mani degli avversari per comodi lay-up, perchè anche se si gioca 5
contro 5, c'è pur sempre chi ha Alessandro Gentile, Johnson-Odom o
chicchessia, e chi, per contro, c'ha Tommasini e Vitali, e non me ne
vogliano i due.
Siamo terribilmente scarsi, limitati, per questo si perde, (anche) per questo quest'anno siamo ad un passo dalla retrocessione.
Siamo terribilmente scarsi, limitati, per questo si perde, (anche) per questo quest'anno siamo ad un passo dalla retrocessione.
Il punto è che questi c'hanno fatto credere di poterla scampare, di poterci salvare, c'hanno fatto credere di potercela fare, e indovinate cosa? Ancora possiamo credere, di poterci salvare.
E questo perchè ne hanno vinta qualcuna, non molte, ma manco poche.
E sono sempre loro, quelli scarsi. Ma
qualcuna l'hanno vinta.
Qualcuna l'hanno vinta.
Me lo ripeto perchè altrimenti non ci si crede.
Ogni volta che vinciamo, i puristi-di-questo-sport (nemesi per eccellenza di chi scrive in questo piccolo blog a progetto) parlano di "l'han persa gli altri" e gli allenatori avversari attaccano con "Abbiamo giocato male, troppi errori. Bravi loro eh, ma noi troppi errori". Che uno se la prende pure, ma poi ci pensa e scopre che gli altri, i puristi e gli allenatori, c'hanno ragione.
Perchè altrimenti come ti spieghi che la squadra di chi ha Pullen e Delroy James perde contro quella con Moore e Michelori, o che Kleiza, Samuels, James, Elegar e Melli soffrano sotto canestro Ivanov e Antonutti. Andiamo, è una candid camera, dove devo guardare?
È stato allora che l'ho visto.
Il cuore, appunto.
Qualcuna l'hanno vinta.
Me lo ripeto perchè altrimenti non ci si crede.
Ogni volta che vinciamo, i puristi-di-questo-sport (nemesi per eccellenza di chi scrive in questo piccolo blog a progetto) parlano di "l'han persa gli altri" e gli allenatori avversari attaccano con "Abbiamo giocato male, troppi errori. Bravi loro eh, ma noi troppi errori". Che uno se la prende pure, ma poi ci pensa e scopre che gli altri, i puristi e gli allenatori, c'hanno ragione.
Perchè altrimenti come ti spieghi che la squadra di chi ha Pullen e Delroy James perde contro quella con Moore e Michelori, o che Kleiza, Samuels, James, Elegar e Melli soffrano sotto canestro Ivanov e Antonutti. Andiamo, è una candid camera, dove devo guardare?
È stato allora che l'ho visto.
Il cuore, appunto.
Questi hanno pochissimo, in corpo come nella testa, parsimoniosi di talento, atletici come la nazionale bulgara negli anni '80. Eppure in quei quaranta minuti buttano tutto sul parquet, tutto quello che hanno.
Che è poco, rispetto a quello che hanno gli altri, ma loro ce lo mettono, perchè scarsi e limitati quanto vuoi, ma tu inizia a mettercela tutta a batterci, perchè noi non lasciamo nulla.
Il cuore, appunto.
E allora torniamo all'applauso di lunedì
sera e al perchè, a prescindere da quello che è accaduto nei
quattro quarti in diretta nazionale, mi ha riconciliato con il mio
mondo, il nostro.
Perchè vuol dire che, comunque andrà, nessuno potrà più non vederlo.
Il cuore, appunto.
Perchè vuol dire che, comunque andrà, nessuno potrà più non vederlo.
Il cuore, appunto.
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