Avete presente quel genere di giocatori tanto amati e idolatrati avendoli dalla propria parte quanto odiati, talvolta ben oltre finanche la sfera sportiva, da avversari? Di recente possiamo annoverare in questa particolare categoria i vari Ron Slay (e bandiera), Valerio Amoroso e simili; esempi storici potrebbero essere Mario Boni e Sasha Danilovic, e siamo moderatamente fiduciosi del fatto che rispettivamente pistoiesi e fortitudini si farebbero ancora oggi ben volentieri qualche anno al fresco per poter regolare alcuni conti in sospeso con loro.
Ecco, Marshall Henderson non solo ha pienamente diritto di cittadinanza in mezzo a questi nomi ma rischia anche di essere uno dei vertici della categoria.
Shooting guard bianca classe '90, 188 cm di cazzimma allo stato puro che, tra siluri da 8 metri senza nessun senso, festeggiamenti smodati, trash talking con avversari, allenatori e pubblico e una storia personale, per così dire, alquanto controversa, lo hanno reso uno dei personaggi di punta dell'ultima March Madness NCAA con la maglia di Ole Miss, al tempo University of Mississippi.
Ma andiamo con ordine: Marshall nasce a Hurst (Texas) una cittadina di 40.000 anime a pochi chilometri da Dallas e lì frequenta la Bell High School muovendo i primi passi come giocatore di pallacanestro sotto l'ala protettrice di papà Willie, all'epoca coach della squadra del liceo. Ecco, già da imberbe 17enne iniziava a dare segni di "irrequietezza" venendo colto con le mani nella marmellata tentando di comprare 59 grammi di cocaina del valore di 800$. Come fa un ragazzino a possedere quella cifra? Trattasi di denaro contraffatto, per la cronaca. In seguito a questo fu messo in libertà vigilata per qualche tempo. D'altro canto però, se iniziava a far parlare di sé per vicende extracestistiche, non si può dire che non facesse lo stesso nel rettangolo di gioco: nella sua carriera scolastica segnò 2289 punti, fu All Country and District MVP e realizzò in media 25.8 punti, 5.1 assist, 5 rimbalzi e 3.8 recuperi. Nel 2009, quando si diplomò, bussarono alla sua porta college come Bradley, Gonzaga, Notre Dame, Stanford e Utah. Alla fine scelse quest'ultimo, giocando il suo anno da freshman (matricola) per gli Utes di coach Jim Boylen, che in passato avevano avuto tra le loro fila Keith Van Horn ('93-'97), Andre Miller ('95-'99) e Andrew Bogut ('03-'05), tutti stabilmente in NBA a buonissimo livello, mica pizza e fichi.
Henderson chiuse il suo primo anno partendo in quintetto 30 volte su 31, realizzando 11.8 punti, 2.5 rimbalzi e 0.9 assist in 27.4' di media. Nonostante la positività del suo esordio nel mondo universitario decise di trasferirsi alla Texas Tech University, dove rimase a guardare, senza giocare nemmeno un secondo, per tutta la stagione 2010-11.
Al termine di questa annata travagliata fece nuovamente le valigie arrivando stavolta al South Plains College di Levelland , sempre in Texas. Qui, ritrovando un minimo di continuità, poté iniziare la sua stagione da "sophomore" (2011-2012) conducendo i suoi ad un record di 36-0 e alla vittoria finale della National Junior College Athletic Association (NJCAA), torneo del quale fu MVP e parte, ovviamente, del primo quintetto assoluto.
Buoni, pensate che sia diventato casa e chiesa tutto d'un tratto? La sua permanenza a South Plains fu segnata, oltre che dal dominio totale sul campo, anche dalle solite avventure extra cestistiche. Quali? L'autorità giudiziaria riporta che nel periodo durante cui era ancora in libertà vigilata ha fallito un drug test risultando positivo ad alcol, coca e marijuana. Tra l'altro fino a quel momento non fece nemmeno un giorno dei servizi sociali che gli erano stati imposti precedentemente, quindi fu obbligato a prestare servizio per 25 giorni presso il carcere di Tarrant County nella primavera 2012.
Ed eccoci arrivati: stagione 2012-2013, anno da "Junior" per Marshall che per il suo ultimo anno di college decise di trasferirsi nuovamente, destinazione University of Mississippi. Per la cronaca, Ole Miss partecipa stabilmente alla South-Eastern Conference (SEC), di cui fanno parte anche squadre come i Florida Gators, Kentucky Wildcats, LSU (Louisiana State) e Vanderbilt.
Durante questa stagione Henderson parte in quintetto 33 volte su 36 e con una strepitosa stagione da 20 punti, 3 rimbalzi 1.8 assist di media conduce i suoi Rebels in cima alla SEC (record di 27-9) centrando un traguardo storico per il suo college, la prima qualificazione al torneo NCAA (la cosiddetta "March Madness") dopo il 2002. Durante la stagione fu eletto MVP del torneo, "Newcomer of the year" (ovvero "esordiente dell'anno") ed entrò a far parte del secondo quintetto della SEC.
Due, probabilmente, sono i momenti indelebili dell'annata di grazia dei Rebels e di Marshall Henderson, perchè semplicemente in essi è condensata tutta la sua particolarità ed eccentricità, come uomo e come giocatore. Il primo riguarda la vittoria di Ole Miss a Auburn (qui box score e recap), ottenuta grazie ai due liberi finali proprio di Henderson, in seguito ai quali dà sfogo a tutta la tensione accumulata col gesto del "jersey popping", ovvero agitando la propria canotta a mò di scherno verso i tifosi sugli spalti. Per la cronaca, oltre ad aver messo a segno il 2/2 decisivo Henderson fu tra i migliori realizzatori del match con 15 punti a referto.
Durante quest'ennesimo miracolo sportivo Henderson scrisse 26 sul tabellino (qui box score e recap).
Detto ciò, i Rebels di coach Kennedy si presentarono alla March Madness come testa di serie #12, dovendo giocare il primo turno contro Wisconsin, testa di serie #5.
Teoricamente non doveva esserci partita, anche perché per Ole Miss già la partecipazione al gran ballo poteva considerarsi una vittoria storica, e invece la Cenerentola voleva essere tale fino in fondo, realizzando così quello che è passato alla storia come l'upset più clamoroso del torneo NCAA '13. I Rebels battono Wisconsin 57-46 e ottengono il pass per il turno successivo, contro La Salle (#13), sugli scudi ovviamente il #22 in maglia bianca autore di 19 punti in 35'.
La partita dopo, anche vista la caratura dell'avversario, doveva essere alla portata per i ragazzi di coach Kennedy, che però uscirono sconfitti dopo un match equilibrato chiusosi 76-74. Finisce così la favola dei "Ribelli" di Ole Miss e del loro condottiero Marshall Henderson, ad un passo da una storica qualificazione alle Sweet Sixteen.
Ah, ovviamente il Nostro tra la partita con Wisconsin e quella con La Salle fu beccato alle 4 di mattina, bevuto come una spugna, a rendere onore alla vita mondana di Kansas City, giustificandosi poi il giorno dopo dichiarando: "I really just wanted to go out and socialize with all the people here and just enjoy the experience". Maestro.
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