domenica 27 ottobre 2013

PREVIEW: JUVECASERTA - OLIMPIA MILANO




Ripartiamo dall'intervallo del match di domenica scorsa sui legni dell'Adriatic Arena e dall'impressione che quel 32-42 aveva destato nelle menti di più o meno tutti noi: una Juve sempre in controllo che aveva messo sul piatto della partita un tasso tecnico e atletico nettamente più elevato rispetto all'avversaria, anche più di quanto dicessero le 10 lunghezze di scarto, e che sembrava poterla portare a casa quasi in regime di crociera. Insomma, come se l'entusiasmo della piazza e la pioggia di complimenti caduta in settimana sulla testa di giocatori così giovani non avessero provocato quel "peccato" di superbia che quasi sarebbe stato lecito aspettarsi, e invece no: alla palla a due stesse facce, stessa intensità difensiva, stessa supremazia a rimbalzo e stessa precisione chirurgica al tiro della partita contro Venezia.
Non nego che non mi sembrasse vero, non pensavo potesse essere "così facile", mi aspettavo ben altra partita contro ben altra avversaria in ben altro ambiente. Quell'altra partita, quell'altra avversaria e quell'altro ambiente che poi abbiamo dovuto fronteggiare gradualmente nella ripresa, fino all'harakiri quasi riuscito nel finale dei regolamentari.
Premessa d'obbligo: se Pesaro ha vinto ad Avellino un motivo ci sarà e per quanto mi riguarda quella partita ha confermato l'impressione che avevo già da tempo, ovvero che la VL, questa VL, non sarà il fanalino di coda al termine del campionato (l'altra marchigiana del lotto se la passa molto molto peggio e Pistoia rischia di aver cannato 5 coloured su 5). 
Ma andiamo con ordine: che è successo alla ripresa? Calo di tensione mentale (leggasi: appagamento, "pensavamo di averla già in tasca")? Si. Episodi sfortunati? Si. Turner e Young che vedono la Madonna? Ni. E' indubbio che i cecchini biancorossi abbiano ingranato una marcia in più rispetto ad un primo tempo così così, ma è altrettanto indubbio che negli ultimi due quarti si è vista, da parte bianconera, una sequela inenarrabile di nefandezze che quasi costavano i due punti (alley-oop sbagliato da Brooks e palla persa sul possesso successivo, autocanestro di Moore e persa banale di Hannah a 3" dalla fine che regala l'ultimo possesso a Pesaro, solo per citare i più eclatanti) oltre ad un atteggiamento diametralmente opposto rispetto ai primi 20'. 
Si è difeso a tratti, talvolta anche con dimenticanze piuttosto grossolane, e il dato a rimbalzo degli ultimi 2 quarti è eloquente in tal senso: 18-11 Pesaro. Già normalmente una squadra qualsiasi fatica dannatamente a vincere, in trasferta, concedendo allegramente  secondi o terzi extra possessi, una come quella allestita da coach Molin e Marco Atripaldi con centometristi che corrono il campo come praticamente nessuno in questa Lega (contro Venezia ho visto il centro della mia squadra aprire il contropiede e chiuderlo in alley-oop circa 2 secondi e mezzo dopo, roba mai vista) ancor di più non può prescindere non dico da un predominio (perchè se ci si aspetta di mangiare in testa ai lunghi avversari ogni domenica si è fuori strada) ma quantomeno da una solida presenza sotto le plance che possa permetterle di depositare rapidamente nel cesto i 2 punti.
Al netto del fatto che l'abbiamo scampata per un pelo (il supplementare in tal senso è sembrato la continuazione dei primi due quarti) vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno: sbancare Pesaro in pompa magna, agevolmente e senza troppe difficoltà, avrebbe potuto portare ad un allentamento della tensione in un altro frangente che magari poteva esserci fatale, quindi sotto un certo punto di vista meglio che i nostri baldi giovani a stelle e strisce e non (Mordente e Michelori non se la prenderanno..) abbiano fatto i conti con la "durezza" del campionato italiano in una circostanza che poi non si è rivelata fatale, tranne che forse per le coronarie di qualche tifoso bianconero.
E comunque vabbè, primi a punteggio pieno e alla prossima ospitiamo quella che da settordici anni si presenta ai nastri di partenza, dopo una portentosa campagna di rafforzamento che manco Napoleone, come la superfavoritaperloscudettonessunopuòbatterlaeallafinevienebattuta, al secolo EA7 Olimpia Milano di coach Luca Banchi, che spera che questo sia finalmente l'anno buono. Ma magari anche no, aggiungiamo noi.

IL ROSTER. EA7 Olimpia Milano.

JERRELS-LANGFORD-MOSS-CJ WALLACE-SAMUELS
HAYNES-CERELLA-GENTILE-MELLI-CHIOTTI + KANGUR-GIGLI (assenti per infortunio)

L'AVVERSARIO. Basta leggere il roster per capire che nemmeno quest'estate "Re Giorgio" ha posto particolari limiti al tetto spesa. In una congiuntura economica dove molte realtà anche ai piani alti hanno dovuto ridimensionare (penso a Siena dove il Montepaschi a letteralmente chiuso i rubinetti o a Varese che non ha potuto confermare, Ere a parte, nessuno degli altri coloured che l'avevano proiettata ai vertici della classifica la scorsa stagione) o ad altre che hanno lottato o lottano per la sopravvivenza (penso alla stessa Pesaro, a Montegranaro, a Cremona e anche a noi) pochissime sono le piazze che quest'anno hanno potuto investire cifre considerevoli nel mercato (Sassari, Avellino e Venezia), ma Milano è l'unica, dal punto di vista economico, ad essere competitiva anche con le grandi d'Europa. 
E' risaputo come i soldi non scendano in campo alla palla e due e men che meno vincano le partite ma, nonostante le difficoltà iniziali palesate all'esordio in campionato ed Eurolega, sembra davvero che la forbice tra le Scarpette Rosse e tutte le altre del campionato sia troppo elevata stavolta per essere colmata come negli ultimi anni. Difficoltà iniziali, dicevamo. Solo così si possono chiamare lo scivolone della prima di campionato a Brindisi e l'imbarcata dell'Abdi Ipecki di Istanbul contro l'Efes, che hanno denotato su tutte le difficoltà palesate in cabina di regia da Curtis Jerrels, playmaker classe '87 ex Partizan, Fenerbahce e Besiktas, finito in men che non si dica nell'occhio del ciclone. Grazie però alle ultime due incoraggianti prove contro Varese e Zalgiris il nativo di Austin ha allontanato le ipotesi di taglio che già iniziavano a trapelare dalla stanza dei bottoni meneghina.
In guardia e ala piccola troviamo due giocatori arci-noti ai parquet della nostra penisola cestistica su cui non vale nemmeno la pena soffermarsi più di tanto: Keith Langford, leader dei biancorossi, e David Moss, che dopo aver vinto tutto in Italia nella città del Palio proverà a ripetersi all'ombra del Duomo. E' logicamente a loro che sono affidate le chiavi della squadre e attraverso le loro mani passano gran parte delle fortune di coach Banchi. Si è visto di peggio in quanto ad affidabilità, ecco.
Lo spot di 4 è occupato invece da un cavallo di ritorno del nostro campionato, CJ Wallace, che dopo l'esperienza blaugrana in Catalogna tornerà a calcare i parquet italiani replicando le stagioni in cui militava prima a Capo d'Orlando nel 2007/08 (nella mitica Orlandina del Poz, Sammy Meija, Romel Beck e Tamar Slay che centrò i playoff piazzandosi sesta al termine della regular season) e dopo a Treviso, dove trascorse un biennio.
Sotto i cristalli troviamo un altro volto nuovo: Samardo Samuels, pivot classe '89 ex Cleveland Cavaliers ed Hapoel Gerusalemme. Centro che pur non dotato di particolare verticalità e mobilità ha una stazza (118kg) che lo rende praticamente ingestibile alle nostre latitudini, una volta ottenuto il cuore dell'area. Ecco, Samuels non può che essere un vero esame di maturità per il nostro Cameron Moore: se si riuscirà a giocare una partita mettendolo nelle condizioni di poter correre il campo e ricevere palla dinamicamente allora potrà uscire vincitore dal duello, viceversa, lasciandolo in pasto all'1vs1 la differenza di stazza rischierà di farsi sentire oltremodo.
Dalla panchina si alzano giocatori in grado di spaccare la partita in ogni momento, a partire da quello che, insignito quest'estate sia dei gradi di capitano sia della canotta numero 5 che fu del padre, rappresenta non solo il presente ma anche una buona fetta di futuro dell'Olimpia, NBA permettendo, Alessandro Gentile. Anche in questo caso poco da dire, l'Europeo giocato in Slovenia fino ad un mese fa è la più fulgida testimonianza del talento a disposizione del figlio del grande Nando e, soprattutto, di quanto ancora possa migliorare, a partire magari da certi atteggiamenti (arroganza a parte, l'espulsione di Brindisi fa parte di quel corredo di credianziali di cui Alessandro dovrebbe iniziare a fare a meno). Ma troppo spesso ci si dimentica che è un classe '92: Mirotic a parte ('91), in Europa tutti gli altri suoi coetanei hanno un impatto anni luce inferiore al suo. 
Oltre a Gentile, completano la panchina che andrà a referto domenica Marquez Haynes, play-guardia USA di passaporto georgiano, già visto in Europa con la maglia di Chalon, Gran Canaria e Arland Dragons, Bruno Cerella, guardia ex Teramo e Varese, Nicolò Melli, altro giovanissimo (classe '91) proveniente dal florido vivaio della Reggiana e reduce da una prestazione maiuscola contro lo Zalgiris in Eurolega (20 punti conditi da 9 rimbalzi) e infine David Chiotti, centro ex Casale Monferrato.
Questi saranno i 10 in rotazione a Caserta, anche se, come già accennato, per infortunio mancheranno due importanti pedine dello scacchiere di coach Banchi: il lungo degente Angelo Gigli e Kristian Kangur, operato di erniectomia pochi giorni fa.

IL PRONOSTICO. Inevitabilmente l'ago della bilancia non può che pendere verso le Scarpette Rosse: troppo profonda, talentuosa ed esperta l'Olimpia per non partire favorita, almeno sulla carta.
Però, c'è un però: in città non si avvertivano sensazioni così positive su una squadra da tempo immemore. Piano piano la piazza sta ritrovando sé stessa e l'entusiasmo che l'ha da sempre posta un gradino sopra le altre non ha esitato a coinvolgere e galvanizzare anche i giocatori. E per di più giochiamo in casa: pare che la prevendita per la partita non andasse così bene dal 2008, in occasione di gara1 e gara2 della finale dei playoff promozione contro Jesi (circa 600 tagliandi staccati). Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per rivedere 5000 tifosi affollare gli spalti del Palazzo dei Cento Giorni, fattore che nessuno si azzardi a fare pronostici può ignorare.

Caserta 45% - Milano 55%

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