Foto F.Russo |
I bianconeri sono usciti con le ossa frantumate dal derby contro i cugini di Avellino( sempre più bestia nera dei casertani), nonostante un approccio estremamente positivo al match: in un ambiente galvanizzato dalla stupenda coreografia dell'Inferno bianconero e dalla cospicua presenza di ospiti( 400 tifosi dall'Irpinia, nel settore a loro dedicato non c'era spazio nemmeno per uno spillo) partenza sprint con un 11-2 griffato Ebi Ere e subito Air alle corde.
I lupi però non si scompongono e con meticoloso e chirurgico cinismo riescono a ricucire lo svantaggio e a portarsi addirittura in vantaggio di 6 lunghezze al termine del primo quarto di gara( firmato, come al solito verrebbe da dire, con una bomba sulla sirena del folletto ex Fenerbahce Marques Green).
E è proprio al termine dei primi 10' di gioco che sostanzialmente si conclude la partita dei bianconeri: non inganni il risultato finale, imbarazzante è stato il predominio irpino, con i casertani che riescono a rendere più dignitoso lo scarto( nel terzo quarto arrivato addirittura a 20 lunghezze) solo nel garbage time, col risultato ampiamente in ghiaccio.
Inaccettabile il modo in cui tutti i giocatori, nessuno escluso( Koszarek l'unico in grado di capire come attaccare l'ottimamente organizzata difesa avellinese), hanno tirato i remi in barca anzitempo, assolutamente incomprensibile il motivo per cui, da un momento all'altro, la Pepsi non sia riuscita più a trovare contromosse ai raddoppi sistematici su Williams, ormai punto di riferimento dell'attacco casertano quando soluzioni alternative latitano, e ad altri tatticismi capaci di imbrigliare ed annullare con imbarazzante semplicità l'attacco bianconero. Fortemente insufficiente anche la condotta di gara di coach Pino Sacripanti, che perde, per la seconda volta quest'anno, il confronto diretto con il giovane collega di Avellino, e questa volta anche in maniera netta.
Si può parlare di occasione sprecata? Per come si è svolto il match verrebbe da dire che lo scarto è stato fin troppo benevolo, ma in linea generale si, è stata un'occasione sprecata per molti motivi: vincere domenica avrebbe messo una buona ipoteca sull'accesso ai playoff, soprattutto se si fosse riuscito a sovvertire il -11 dell'andata; una vittoria avrebbe in ogni caso posto riparo ad eventuali scivoloni futuri, visto che le prossime 4 partite presentano un coefficiente di difficoltà non dei migliori( Roma e Teramo in trasferta, Milano e Treviso in casa); e infine si affrontava una squadra con le rotazioni ridotte ben oltre celebre osso: assenti Troutman e Dean per motivi diversi, ovvero i 2/5 del quintetto base, si sono elevati a mattatori dell'incontro il lungo Linton Johnson, che domina incontrastato nel pitturato, e la vera sorpresa del match, l'emergente ala Riccardo Cortese, capace di mettere a referto una doppia doppia( 11 punti + 10 rimbalzi).
Solite prestazioni maiuscole del polacco Szymon Szewczyk, che anche stavolta stravince il duello a distanza con Jumaine Jones( 20 punti e 4 rimbalzi), e per Green( 16 punti e 6 assist). Stranamente sottotono, invece, Omar Thomas( e per fortuna, verrebbe da dire), che chiude con un rivedibile 4/14 dal campo, e 4/7 ai liberi.
Solite prestazioni maiuscole del polacco Szymon Szewczyk, che anche stavolta stravince il duello a distanza con Jumaine Jones( 20 punti e 4 rimbalzi), e per Green( 16 punti e 6 assist). Stranamente sottotono, invece, Omar Thomas( e per fortuna, verrebbe da dire), che chiude con un rivedibile 4/14 dal campo, e 4/7 ai liberi.
La Virtus invece è reduce anch'essa da una sconfitta, particolarmente dolorosa poichè arrivata praticamente sulla sirena, in seguito ad un finale molto concitato al PalaSerradimigni di Sassari. Un fallo del playmaker Darius Washington ad 1' e spiccioli dal termine della partita, a bonus già speso, permette al team del patron Pinuccio Mele di concretizzare i due liberi della vittoria, dell'aggancio alla zona playoff e del sorpasso ai danni dei giallorossi allenati da Saso Filipovski.
Caserta e Roma adesso sono appaiate a 24 punti, tanti quanto proprio la Dinamo Sassari, ottava in classifica( anche se per la classifica avulsa sono rispettivamente undicesima e nona). Per questo motivo, a 4 giornate, e con la necessità per entrambe( visti gli esiti negativi del doppio confronto contro le altre squadre in lizza per un posto in post season) di vincerne almeno 3 per avere la matematica certezza dei playoff, la partita di sabato 23 diventa un crocevia fondamentale, una vera e propria battaglia da "win or go home", nel senso che la perdente vedrà drasticamente diminuite le proprie chance di accedere al gran ballo dei playoff.
Rispetto all'andata( in cui la Juve si impose 68-60), Roma ha cambiato fisionomia di gioco, in primis a causa del cambio di allenatore: a Matteo Boniciolli è subentrato il giovane coach ex Lubiana Saso Filipovski, a detta del presidente Toti, ultimo allenatore della sua gestione( firmato, tant'è vero, fino al termine della stagione prossima).
Come parco giocatori ci sono stati cambiamenti:il lungo Josh Heytvelt, all'andata uno dei migliori dei suoi assieme al gioiello di proprietà del Barca Nihad Djedovic, assente sabato per infortunio, è stato tagliato, mentre è stato inserito il giovane playmaker bosniaco Nemanja Gordic, e sarebbe dovuto venire per le ultime giornate il lungo Vladimir Dragicevic, tuttavia soffiato alla dirigenza romana dal Caja Laboral di Vitoria.
Sul fronte tifo nessuna novità, come al solito è stato confermato l'obbligo di vendita del tagliando ai soli residenti nel Lazio.
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