Altro giro in Lombardia, altra sconfitta per i colori bianconeri. Dopo essere rimasti a bocca asciutta a Varese, Cantù e Cremona, anche il Forum di Assago di Milano risulta indigesto alla Juve. Non che fosse una trasferta abbordabile (come del resto quella di Masnago e in Brianza), tutt'altro, ma nonostante ciò rimane un pò di amaro in bocca per una prestazione tutto sommato positiva che però non ha arricchito di due veri e propri zaffiri la classifica casertana.
30' stellari per Caserta, intervallati da un secondo quarto con 12 punti, 0/6 da tre e -2 di valutazione che reclama ancora vendetta. Il primo quarto è stato un piccolo capolavoro tattico della truppa bianconera, capace di far letteralmente impantanare nelle trappole della zona la corazzata milanese, capace di segnare 17 punti più di talento e di iniziative personali che altro. Caserta, se in difesa era stata eccellente, abilissima nel chiudere l'area in assenza di Flecher, in attacco non è stata sufficientemente incisiva, soprattutto dall'arco dove la percentuale è stata deficitaria (0/5). All'intervallo, sul 42-28 per i locali, sembrava chiaro come la Otto avrebbe rimesso in piedi la partita solo quando avrebbe "aperto la scatola"difensiva dell'Olimpia, ovvero solo nel momento in cui si sarebbe sbloccata nel tiro pesante.
E così è stato: un terzo quarto da 32 punti e 6/8 da tre avevano riaperto parzialmente i giochi con Bell e Collins sugli scudi. Il quarto periodo prosegue sulla falsa riga del terzo: la Juve appare nettamente più sciolta e tonica, e la fluidità della circolazione offensiva bianconera ne ha indubbiamente giovato. Milano, che fino a quel momento aveva ben resistito alle raffiche dei cannonieri bianconeri (3o punti nella terza frazione, nonostante la pioggia di triple dei casertani), sembrava aver accusato il colpo, e infatti Caserta era riuscita a rientrare a -3, con una bomba di Smith che ha inchiodato il risultato sul 92-89. Ma è l'ultimo slancio: due conclusioni da fuori sputate dal ferro (Rigo e Collins), e una incomprensibile gestione del fallo sistematico (Milano viene mandata in lunetta ad 1' dalla fine con due possessi non pieni da recuperare, nonostante Sacripanti avesse esplicitamente detto "no foul") mandano i titoli di coda (95-89) su una partita, comunque, lottata e sudata da entrambe le formazioni.
E così è stato: un terzo quarto da 32 punti e 6/8 da tre avevano riaperto parzialmente i giochi con Bell e Collins sugli scudi. Il quarto periodo prosegue sulla falsa riga del terzo: la Juve appare nettamente più sciolta e tonica, e la fluidità della circolazione offensiva bianconera ne ha indubbiamente giovato. Milano, che fino a quel momento aveva ben resistito alle raffiche dei cannonieri bianconeri (3o punti nella terza frazione, nonostante la pioggia di triple dei casertani), sembrava aver accusato il colpo, e infatti Caserta era riuscita a rientrare a -3, con una bomba di Smith che ha inchiodato il risultato sul 92-89. Ma è l'ultimo slancio: due conclusioni da fuori sputate dal ferro (Rigo e Collins), e una incomprensibile gestione del fallo sistematico (Milano viene mandata in lunetta ad 1' dalla fine con due possessi non pieni da recuperare, nonostante Sacripanti avesse esplicitamente detto "no foul") mandano i titoli di coda (95-89) su una partita, comunque, lottata e sudata da entrambe le formazioni.
Anche in questo caso, è bene vedere il bicchiere mezzo pieno: peccato per quell'inopinato secondo quarto, ma le condizioni fisiche di alcuni giocatori e il roster ancora più corto con l'addio di Fletcher hanno influenzato negativamente, e non poco, il match. Poi oh, si aveva sempre di fronte Milano e si giocava pur sempre al Forum. Onore ai vincitori, ma ancor più onore ai vinti, capaci di rientrare in partita e quasi impattarla dopo essere caduti fino al -20 ad inizio ripresa. Roba che avrebbe affossato un toro, ma non questo gruppo di indomiti giocatori.
Alle porte, adesso, c'è l'impegno casalingo contro la Virtus Roma di Marco Calvani, subentrato a Lino Lardo qualche settimana fa. Il cambio di coach, però, non ha comunque aiutato la squadra ad invertire un trend che per una squadra come quella della Capitale può tranquillamente definirsi frustrante. Frustrante per i giocatori, contrattualizzati per altri obiettivi che non fossero la salvezza, e frustrante per l'ambiente, sempre più depresso e deluso dalle tante debacle della gestione Toti che sembra, ormai, essere giunta al capolinea (eccezion fatta per le partite di cartello, nelle giornate ordinarie se si vedono 1500 paganti nell'indecente PalaTiziano è già oro colato).
Rispetto alla sconfitta dell'andata, Roma, oltre alla guida tecnica, ha inserito nel roster anche due giocatori: Kakiouzis da Cremona ( che per la cronaca, con le valigie in mano, aveva fatto appena in tempo a far vincere la propria Vanoli proprio contro la Juve) e "Tornado" Varnado dall'Hapoel Gerusalemme, di ritorno in Italia dopo la sfavillante stagione in Legadue dell'anno scorso con la maglia di Pistoia (16pt, 9rb. e 3 stoppate di media con la squadra toscana). Giocatori molto diversi, ma l'uno ingaggiato per dare un'alternativa valida a Datome e l'altro per sopperire alla coperta corta sotto canestro. Kakiouzis, ala classe '76, con un importante passato a livello europeo (Barcellona, Efes Pilsen con cui ha vinto una coppa di lega e Aris Salonicco) e di nazionale (oro con la sua Grecia all'Europeo del 2005), è un giocatore indubbiamente a fine carriera, ma comunque in grado di garantire un apporto utile alla propria squadra in termini di leadership. Abile in situazioni di post up con una vasta gamma di soluzioni offensive, ha anche un tiro da fuori affidabile con cui, spesso, allarga il campo e risulta decisivo (proprio una sua tripla ha chiuso i giochi contro Caserta quando militava a Cremona). Nonostante l'età ne limiti l'esplosività, è un rimbalzista, per stazza e peso, affidabile.
Varnado è il classico centro dell'era moderna: longilineo e rapido di piedi, gambe alla nitroglicerina pura, rimbalzista e stoppatore mostruoso. Non dotato di particolari abilità spalle a canestro o in situazioni di ricezione statica, ma in campo aperto o con l'area pitturata poco occupata è semplicemente devastante.
Questi due innesti vanno ad aggiungersi al blocco che già compone l'ossatura della squadra, costituito dai sempre discussi Dedovic, Maestranzi, Gordic, Tucker, Slokar, Crosariol e da Mordente (che proprio contro la Juve esordiva con la maglia giallorossa) e Datome, forse gli unici due a salvarsi nell'ennesima, terribile, stagione virtussina.
Per la Juve un unico obbligo dopo le 5 sconfitte interne nelle ultime 6 uscite: espugnare il Palamaggiò!
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