mercoledì 3 novembre 2010

PROFONDO BIANCONERO. JUVE: CHE TI SUCCEDE?


Tre sconfitte in altrettante uscite di campionato, cinque consecutive considerando anche i preliminari di Eurolega, addirittura sette dall'ultima vittoria ufficiale che sancì l'apoteosi della Juve post fallimento, quella gara3 di Milano che fece accarezzare a lungo ai tifosi casertani una Finale Scudetto che avrebbe rappresentato l'epilogo perfetto di una favola che sembrava non voler proprio finire. Sì perchè in quella partita, in quel 6 giugno 2010, era condensata tutta la voglia di rivalsa, l'esigenza di riscatto di un intero popolo contro i rivali di sempre, per di più in casa loro, emozioni e valori assimilati ed incarnati magistralmente dai giocatori scesi in campo quel giorno. Gara3 non ha rappresentato solo la vittoria al Forum dopo più di 19 anni( 21 maggio 1991), risultato di per sé già storico, ma soprattutto ha messo in luce quanto di più bello questo sport ha da offrire: spirito di sacrificio, voglia di sbucciarsi le ginocchia, sudore, fatica, e infine, la vittoria. Giunta nel modo più bello e al contempo più beffardo per gli avversari, una bomba siglata a fil di sirena da Jumaine Jones. Il giusto compenso per chi su quel campo ha dato tutto, anche oltre quello che imponeva il semplice contratto professionistico. Quella squadra, composta da appena 7-8 elementi sfruttabili a pieno, fu capace di sovvertire il pronostico per la seconda volta consecutiva, dopo che i bookmakers la dava per spacciata già ai quarti di finale contro Roma( poi disintegrata 3-0), riuscendo ad imporsi contro contro squadre ben più quotate tecnicamente ed economicamente. Alla lunga però, la maggior freschezza dei meneghini venne fuori, i quali riuscirono a raggiungere la Finale solo in gara5, condotta dall'inizio alla fine, ma contro una Juve mai doma, mai al tappeto, stoica e a tratti commovente per la forza di volontà dimostrata. Rischiò di vincere anche quella partita quella Juve, con Jones che stentava a correre e gli altri 6 che ormai non disponeva più di energie residue.


Ecco, a distanza di 5 mesi, chiunque tenga a questi colori si chiede da tempo: che fine ha fatto quella Juve? Quella squadra capace di arrivare dove i numeri, il gioco e la tecnica non arrivavano tramite l'umiltà, la cattiveria agonistica ed una fame di vittorie mai sopita? La squadra è praticamente la stessa, anzi, con gli innesti di Williams, Garri e Colussi è addirittura rinforzata: allora cosa succede? Perchè questa repentina involuzione di atteggiamento?
Sul banco degli imputati è messa soprattutto la difesa, e onestamente non è il caso di obiettare poichè 91 punti in tre partite, per di più contro squadre che lottano per la salvezza( almeno come principale obiettivo ai blocchi di partenza del campionato), è roba da retrocessione garantita. Assolutamente paradossale per quella che veniva considerata, dopo Siena, la difesa più forte del campionato. Rotazioni ed adeguamenti difensivi lentissimi, pochi aiuti e e altrettanto pochi raddoppi nel momento in cui il compagno perde il proprio uomo, e quando ci sono, risultano prevedibili, macchinosi e pertanto, inefficaci.
Ormai appare chiaro a tutti che il problema è proprio la retroguardia, quella su cui l'anno scorso Caserta ha fondato le proprio fortune. Allora bisogna domandarsi: può l'addio di Michelori, assieme all'assenza forzata dai regolamenti di Doornekamp( nostro miglior difensore) aver influito in maniera così catastrofica sull'andamento difensivo dei bianconeri? Sì e no. E' certo che essere privi di due autentici gladiatori che prima della folla, trascinavano i propri compagni ad aggredire fisicamente gli avversari abbia avuto un peso, magari anche non così trascurabile nell'attuale situazione. Ma è altrettanto vero che Bowers non ha perso le doti atletiche nelle quali continua ad eccellere, Ere si è fatto trovare al ritiro tirato a lucido, e anche Jones, pur con sulle spalle 31 primavere suonate, sembra essere ancora in grado di correre e saltare come un grillo. Dunque, a questo punto appare palese che il problema è di tipo mentale: è l'atteggiamento a non funzionare. E' impensabile, in uno sport dove le più grandi squadre del mondo hanno costruito le proprie dinastie sulla difesa( pensiamo ai Bulls dei due three peats, ai Lakers dell'ultimo biennio, o venendo in Europa al Pana, al Barca, o al CSKA, o anche in Italia, a Siena) giocare alla Zeman tentando di fare "un gol in più degli avversari".


Questa è l'impressione che si è avuta in queste prime uscite stagionali della Juve: una squadra con alcuni componenti, gli americani, quasi più dediti al proprio tabellino segna punti piuttosto che al bene della squadra. E a testimonianza di ciò, le fredde statistiche ci offrono un assist che di per sé già costituisce una chiave di lettura credibile per questo avvio di stagione così disastroso: Caserta risulta essere al momento il miglior attacco e contemporaneamente la peggior difesa della Lega. E' evidente che ci sia qualcosa che non va. Pertanto non è così fuorviante ipotizzare che la squadra abbia inconsciamente ritenuto che bastasse concentrarsi sulla fase offensiva per portare a casa i due punti contro squadre oggettivamente meno talentuose della Juve. Mai errore fu più madornale, infatti lo stesso coach Sacripanti, in tempi non sospetti affermò che un buon attacco nasceva innanzitutto da una perfetta difesa. E anche qui, il responso sul campo è stato quasi impietoso: è vero, Caserta al momento è il miglior attacco del campionato, ma è altrettanto vero che la qualità del gioco offerta è piuttosto scadente. Attacco immobile, circolazione perimetrale, esasperanti quanto deleterie soluzioni di pick and roll centrale col centro e palla in mano sin dal primo secondo a colui che poi avrebbe concluso l'azione. Insomma, troppa troppa prevedibilità.
Prevedibilità che trova spiegazione anche e soprattutto in un'altra questione delicata e particolarmente dibattuta, quella dell'utilizzo spropositato del tiro dalla distanza. E' risaputo da tempo, l'arma principale di questa squadra è sempre stato il tiro da 3, sia per fisiologia dei giocatori( anche il presunto 5, Garri, è un discreto tiratore), sia perchè è lo strumento che più si adatta al gioco corri e tira di Sacripanti. Questo inizio di stagione però, si è aperto con un brusco innalzamento delle conclusioni dalla distanza, nonostante l'introduzione della nuova tracciatura del campo( linee da 3 spostate a 6.75) che avrebbe dovuto in linea teorica promuovere un gioco più interno a dispetto del "tiro al piccione" a cui si è assistito negli ultimi anni in Italia e non solo. Ciò non è accaduto, ma almeno in questo caso la giustificazione è evincibile dall'assenza di un centro di peso fino a domenica scorsa, il che costituisce già di per sé un forte alibi. Ovvio però, se la situazione non dovesse cambiare, pur con l'inserimento in roster di pivot come Williams, si potrebbe a quel punto parlare di inopinato abuso del tiro da 3. Al momento, è consigliabile aspettare.
A questo punto, il cammino in campionato si fa decisamente in salita, e per uscirne bisognerà mettere in mostra tutto il carattere mancato sino ad ora. C'è tanto, tantissimo terreno da recuperare: queste prime tre partite avrebbero dovuto portare come minimo 4 punti( se non 6, vista comunque la caratura non di primo piano delle avversarie), proprio per sfruttare la preparazione anticipata in vista degli impegni di Eurolega e soprattutto per mettere fieno in cascina per un calendario che, proprio dalla partita con Siena, si farà clamorosamente difficile: trasferta al PalaSclavo domenica mattina, in casa contro le V nere di sabato sera, trasferta infrasettimanale a Samara( Siberia) per l'Eurocup, e di nuovo lontano da casa al PalaPentassuglia di Brindisi sempre di sabato. Siamo entrati ufficialmente nel pieno degli impegni e adesso bisognerà, per evitare di sacrificare più avanti un impegno tanto agognato come quello europeo, riprendere i punti persi ad Ottobre, occupare una posizione in classifica meno scomoda del penultimo posto dietro il fanalino di coda( solo per differenza canestri) Teramo, tornare a mostrare un gioco convincente e sopratutto il carattere, la grinta, la voglia e l'agonismo visto appena un mese e mezzo fa quando questa stessa squadra che ora subisce 90 punti da Biella, Sassari e Pesaro, mise con le spalle al muro il Khimki di Sergio Scariolo, limitandolo ad appena 77 punti( 76, considerando la clamorosa svista arbitrale che attribuì a Savrasenko un 2/2 ai liberi che in realtà era 1/2), a testimonianza che quando le motivazioni non mancano, non manca nemmeno la voglia di difendere alla morte e di raggiungere i risultati più insperati e meno accessibili, proprio come in quella gara3 di semifinale scudetto a Milano.

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