domenica 9 gennaio 2011

L'ANALISI: JUVECASERTA - TERAMO

Foto F. Russo
Non era quella del Forum la partita da vincere la Juve, per questa Juve che stenta a ritrovare gli equilibri, quella chimica e quell'atmosfera di un passato per certi versi molto lontano. Non era quella contro una Milano ferita, sull'orlo di un precipizio, ma rigenerata e galvanizzata dal carisma di uno dei più grandi allenatori della sua storia, la partita da vincere per la Juve.
Come detto già in passato, le partite da vincere, o per meglio dire, i punti che inevitabilmente peseranno come macigni sull'economia della classifica casertana di qui a fine stagione sono quelli inopinatamente persi nelle prime 5 giornate di campionato. Alla luce anche di una classifica cortissima che con 4 punti in più ti catapulta al quarto posto, quei punti persi ad inizio percorso fanno malissimo. In questo senso, da un punto di vista globale non era dal Forum che i bianconeri sarebbero dovuti uscire obbligatoriamente coi 2 punti.
Si è letto dopo la partita di una Milano perfetta, reattiva, una delle più belle da inizio stagione. Ed era bastata solo la solenne figura di un vate della panchina come Peterson per riproporre tale versione dopo un periodo molto opaco. Ma il gioco, per forza di cose, era quello sviluppato e voluto da Piero Bucchi, il quale, evidentemente, non ha peccato solo dal punto di vista tecnico, quanto piuttosto sotto l'aspetto motivazionale. Non è stato un bravo psicologo, come si dice in questi casi. Non è stato in grado di controllare a suo piacimento lo spogliatoio, di ingraziarsi la fiducia assoluta dei suoi giocatori e, probabilmente, il basso rendimento di molti di essi era dovuto proprio alla scarsa fiducia che Bucchi infondeva loro, unitamente ad un'incapacità da parte sua di mostrarsi punto di riferimento e leader della sua squadra. Insomma, per farla breve, lo spogliatoio con ogni probabilità con lui non percepiva le giuste motivazioni e molti suoi componenti erano insofferenti alla sua presenza.
Foto F. Russo
Ma ciò tuttavia non deve scagionare completamente la truppa casertana dalle sue colpe: è vero, l'Olimpia nel corso della partita è parsa cinica e con poche ma efficaci strategie di gioco che, unite alla profondità della sua panchina, l'avrebbero resa osso duro per molte altre squadre. Però, la Juve è rimasta attaccata alla partita per 3 quarti nonostante sanguinosissime amnesie difensive e soprattutto un enorme quantitativo di rimbalzi offensivi concessi all'avversaria. Ogni azione era sistematicamente seguita da un extra-possesso( se non 2) e per questo motivo, rimanere in partita per 30' è da considerarsi quasi un'impresa, preso atto anche dell'incidenza nulla sulla partita di Ere( poco propositivo in attacco e difensivamente nullo), Bowers( assolutamente deleterio e dannoso, nient'altro) e di un Jones che gioca solo gli ultimi 5' per aggiustare il proprio scout. Insomma, in queste condizioni di più non si poteva fare.
In ogni caso, trovarsi a questo punto dell'anno, con queste carenze( che occasionalmente ricompaiono e tormentano una squadra che proprio non ne vuole sapere di rilanciarsi) e questi difetti non deve costituire una giustificazione, quanto bensì una colpa di cui bisogna innanzitutto prendere atto per poterla estirpare quanto prima. L'attacco ha girato a fasi alterne: Williams non ha 30' nelle gambe, ma finchè la lucidità era dalla sua ha dimostrato di poter essere un fattore al punto da essere il migliore dei suoi. Attorno a lui però, almeno nel match in Lombardia, il vuoto. Già detto degli altri 3 coloured, stavolta anche Capitan Di Bella non ha fornito un apporto sufficiente: apparso fin da subito non in giornata, Sacripanti gli preferisce in più di un occasione l'ottimo Koszarek.
In generale, ciò che non ha funzionato è stata prima di tutto la difesa( non esiste prendere 98 punti, finanche a Milano), ma anche l'attacco, nonostante gli 84 punti messi a referto, è stato povero di soluzioni tattiche. Insomma, dopo la non esaltante prova contro Roma, nella quale tuttavia si è riusciti a strappare i 2 punti, arriva un'altra prova di basso profilo per la Juve, questa volta però dall'esito differente.
Il tour de force di questo inizio d'anno si esaurirà domenica 10 in casa contro una Banca Tercas Teramo, completamente rigenerata rispetto alla derelitta formazione che ad inizio stagione non riusciva a scrollarsi di dosso quello zero in classifica. La squadra che la Juve affronterà tra le mura amiche sarà infatti tutt'altra pasta, quasi un altro team. Con i tagli di Mike Hall, Blake Ahern e Casey Shaw, gli inserimenti in corsa di Josh Davis e Rodrigo de la Fuente e l'esonero di Andrea Capobianco al posto del quale è stato ingaggiato Alessandro Ramagli, Teramo non solo ha abbandonato l'ultimo posto a discapito di Brindisi ma si trova ora a 2 soli punti dal quattordicesimo posto( grazie ad una serie 4 vittorie nelle ultime 6 partite), occupato proprio dalla Juve, che le garantirebbe la salvezza.

Il roster abbruzzese, come detto, risulta essere molto diverso rispetto a quello che aveva iniziato la stagione: negli spot di 1 e 2 troviamo i due principali leader della squadra nonchè le prime due bocche da fuoco, Ivan Zoroski e Drake Diener. Il primo, alla prima esperienza nel nostro campionato nonostante un età non più così giovane, è stato il giocatore dal rendimento più costante fino ad ora. Garantisce in maniera continua una gestione oculata dei palloni legati ad un innato killer instinct grazie a cui spesso concretizza i possessi più pesanti. Eccellente passatore ma anche ottimo tiratore dalla distanza. Il secondo, ormai volto stra-conosciuto nella nostra penisola cestistica grazie al suo passato tra Siena, Capo d'Orlando ed Avellino, è il classico tiratore puro: se si accende è in grado di segnare anche 10 triple in una partita grazie ad una spiccata attitudine al tiro pesante( come testimonia il 48% da 3) e ad una pulizia di movimento che ha pochi eguali in Italia. Nel ruolo di ala piccola troviamo un vero e proprio veterano: Rodrigo de la Fuente, ala ex Roma, da sempre per lo più uno specialista difensivo che però non disdegna il tiro dalla distanza. Il ruolo di "4" è occupato da un esordiente nel nostro campionato, Josh Davis, ala grande dalla tecnica non eccellente, ma con una grandissima attitudine alla difesa e al rimbalzo, insomma, il tipico lungo che bada maggiormente alla concretezza e alla quantità piuttosto che alla qualità. Discorso più o meno simile dicasi per il pivot titolare, Kevin Flatcher, altro lungo che garantisce molta "legna" alla causa della squadra, ma che tuttavia è dotato di una mano insospettabile dalla media distanza. In sintesi, la qualità e il talento è tutto racchiuso nel reparto esterni, in particolar modo nel playmaker e nella guardia, che sono appunto coloro che devono principalmente garantire un sufficiente apporto in termini di punti ed incisività. Il resto del quintetto è più o meno di contorno in questo senso, ma comunque fondamentale in quanto deve garantire difesa, rimbalzi ed elevata intensità.
La panchina biancorossa non è particolarmente fornita, nè in termini numerici, nè in termini di talento, se non fosse per l'esplosione dell'ala classe '91 Achille Polonara, su cui hanno già messo gli occhi addosso tutti i maggiori club italiani. Gli altri 3 giocatori che la completano sono il giovane playmaker classe '90 di scuola Benetton Roberto Rullo, con alle spalle una positiva stagione in Legadue a Casalpusterlengo l'anno scorso, il capitano nonchè storica bandiera teramana, che ha vissuto tutte le promozioni della sua squadra dalla B1 alla Serie A, l'ala Gianluca Lulli e un altro veterano, sempre proveniente dalla Legadue, la guardia Giorgio Boscagin, ex Reggio Emilia.

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