Come tutto sommato era prevedibile, la Juve esce sconfitta dal Pianella di Cantù, a testa alta, ma comunque a secco di punti per la terza partita consecutiva. All'ombra della Reggia si sta facendo il conto alla rovescia per la fine di questo ciclo infernale di partite dall'esito chiuso o quantomeno proibitivo, e domenica, quando sul parquet di Castel Morrone la Pepsi ospiterà le scarpette rosse dell'Olimpia Milano, saremo a quota 4 su 5, in attesa del match successivo che vedrà Caserta di scena in terra capitolina, al PalaTiziano contro la Virtus Roma di coach Lino Lardo( che, tra infortuni e bel gioco che stenta a palesarsi, nemmeno se la passa troppo bene). Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro.
Quella di Cantù è stata complessivamente una partita a due facce, dove si è vista un'ottima Juve nei primi due quarti, e invece una decisamente stordita e confusa nel secondo tempo. Sarebbe utile comprendere dove inizino i meriti di una Bennet che nella seconda frazione di gioco ha prima di tutto alzato l'asticella dell'intensità difensiva e successivamente armato tutto l'arsenale a propria disposizione( i soliti Mazzarino e Basile sugli scudi, assieme ad un Lighty per la prima volta convincente in questa stagione) e dove finiscano i demeriti della truppa di coach Sacripanti, che comunque al rientro dagli spogliatoi ha denotato una preoccupante involuzione in termini di costruzione di gioco e di gestione dei possessi: infatti se, come è più congeniale a questa squadra, nei primi 20' si è cercato di dare palla dentro ai lunghi, di aprire la difesa per comodi lay up quando possibile e di creare spaziature per buoni tiri dalla media, nella seconda metà di gara la pericolosità offensiva casertana si è limitata al più classico del "tiro al piccione", con conclusioni forzate dalla distanza nonostante sia risaputo che il tiro dalla lunga non è propriamente la principale arma della squadra bianconera.
Del resto lo testimoniano i numeri: 41 punti segnati nel primo tempo, appena 28 nel secondo( da aggiungere 6 punti messi a segno in pieno garbage time, ma finchè c'è stata partita il bottino è stato abbastanza misero).
Lo strappo che poi si è rivelato decisivo è avvenuto nel terzo quarto, frutto di un antisportivo( alquanto fiscale, per così dire) fischiato dalla terna arbitrale ai danni di un incredulo( a ragion veduta) Andre Smith.
Lo strappo che poi si è rivelato decisivo è avvenuto nel terzo quarto, frutto di un antisportivo( alquanto fiscale, per così dire) fischiato dalla terna arbitrale ai danni di un incredulo( a ragion veduta) Andre Smith.
Al di là del calo nell'ultima metà di partita, da segnalare l'ottima prestazione di Marko Tusek, migliore in campo dei suoi( 16+4 in 24'), la buona prova, finalmente, di Weynmi Rose, che, pur a sprazzi, ha fatto vedere ciò per cui è stato preso( 15+5 in 30' per lui), mentre tra gli insufficienti tocca mettere, per la prima volta questa stagione, il duo più prolifico della squadra, ovvero Collins e Smith: 9 pt. e 3 di valutazione in 34' per l'uno, 6 pt. e 4 di valutazione in 24' per l'altro. E' ovvio, dunque, che se le due principali bocche da fuoco del roster( in grado di garantire di media quasi 40 punti in due) marcano visita, non ci si può aspettare di vincere in casa di una delle pretendenti al titolo. Fatto sta però che Caserta se l'è giocata e non ha sbracato nemmeno quando c'erano tutti i presupposti, tattici e mentali, per farlo, a testimonianza della durezza mentale e del carattere dei giocatori casertani.
Come detto, ora si torna a giocare tra le mura amiche un ennesimo match che appare dall'esito quasi scontato, ovvero quello contro l'Olimpia Milano di coach Scariolo. Una Milano in vetta alla classifica in Italia( e con una partita da recuperare), che ha già sconfitto Siena, e che sta avendo un ruolino di marcia impressionante al di là della sconfitta di Pesaro, unico passo falso della banda meneghina fino ad ora.
Stesso discorso però non può dirsi del cammino in Eurolega, che definire compromesso è eufemistico: inutile girarci attorno, Milano era stata costruita per vincere in Italia e per fare parecchia strada in Eurolega e, terminare fuori nuovamente alla prima fase a gironi, non può che essere ritenuta una macchia significativa della stagione dell'Olimpia, la quale ora dovrà necessariamente vincere le prossime 3 partite( Real in casa, Partizan ed Efes in trasferta) per assicurarsi il pass per le Top 16. Ovvio che bastava evitare lo scivolone interno con i serbi per accedere al turno successivo con meno patemi, ma adesso l'Armani dovrà affrontare la scalata di una montagna che appare quasi insormontabile.
Tornando al campionato, è fuori di dubbio che le scarpette rosse siano la squadra col maggior talento individuale del torneo: il roster è stato sempre storicamente lunghissimo, ma quest'anno gli elementi hanno tutti l'etichetta dei vincenti. Cook( playmaker classico se ce n'è uno, da Valencia), il duo greco proveniente dal Panathinaikos pluricampione d'Europa Nicholas-Fotsis, il centrone Bourousis dalla sponda biancorossa di Atene, Malik Hairston, l'ala "scippata" ai rivali di Siena, Leon Radosevic, giovane centro classe '90 di cui si parla un gran bene, il playmaker ex Roma Jacopo Giachetti ad entrare dalla panchina e addirittura Danilo Gallinari( che probabilmente vivrà a Caserta la sua ultima partita in Italia a causa della fine del lockout NBA) vanno ad aggiungersi al blocco costituito da Mancinelli, Mason Rocca e dai rientranti Viggiano e Melli( l'uno in prestito a Biella, l'altro a Pesaro).
Una squadra lunghissima, fortissima e dal talento inimmaginabile, che, se riuscirà a trovare un equilibrio collettivo potrà facilmente rimpolpare la bacheca della propria società che dal lontano '96 non accoglie più trofei. Il problema per i tifosi milanesi è che questa sorta di "quadratura del cerchio" ancora non si è trovata, e anche un allenatore del calibro di Sergio Scariolo non è stato risparmiato dalle critiche per i passi falsi di questo inizio di stagione.
Nonostante il potenziale di livello assoluto, la squadra mostra ancora il cartellone "work in progress", per cui, seppur possa sembrare una partita dall'esito scontato, Caserta, soprattutto in casa, ha tutte le carte in regola per poter "sgambettare" l'Olimpia.
Nonostante il potenziale di livello assoluto, la squadra mostra ancora il cartellone "work in progress", per cui, seppur possa sembrare una partita dall'esito scontato, Caserta, soprattutto in casa, ha tutte le carte in regola per poter "sgambettare" l'Olimpia.
Tra le altre cose, Milano proviene dalla trasferta in terra israeliana contro il Maccabi di Tel Aviv( match che l'ha vista soccombere davanti agli 11.000 dello Yad Elyahu) e, presumibilmente, avrà solo sabato per poter preparare la partita di Caserta, a differenza della Juve che ha potuto concentrarsi per tutta la settimana.
Come già accennato, probabilmente questa sarà l'ultima uscita di Danilo Gallinari sui parquet italiani prima di far ritorno negli States, e gli appassionati di pallacanestro del Sud Italia non hanno voluto perdersi questo appuntamento così raro. Numerosi pullman sono stati organizzati da diverse regioni del Meridione in direzione Caserta per assistere al match di domenica al Palamaggiò, e, visto che secondo le prime stime si parla di circa 500 persone, è molto facile che si potrà assistere al primo, vero, pienone stagionale.
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