Come tradizione impone, la Juve esce sconfitta dal derby campano contro la Scandone del PaladelMauro. Nonostante la prestazione complessivamente non all'altezza della miglior Juve, ci sono diversi alibi, in primis la condizione fisica indecente con cui la squadra si è presentata alla trasferta irpina: Stipanovic out, Kudlacek appena inserito, Collins palesemente fuori forma e uno Smith che, ingenuamente, cade nella provocazione di Slay uscendo per 5 falli nel suo momento migliore ad inizio quarto periodo. A questo bisogna aggiungere anche la solita ed immancabile partenza "diesel", ed ecco che in quest'ottica lo scarto di 10 punti finale e soprattutto la gara combattuta fino ad un paio di minuti dal termine vengono considerevolmente rivalutati.
Se la partenza lenta e molle è, purtroppo, caratteristica di molte partite di Caserta, un altro elemento distintivo della Pepsi è indubbiamente la reazione rabbiosa ed impetuosa con cui la squadra di coach Sacripanti tende a rientrare nelle partite e, come spesso accaduto, a vincerle. Nonostante il pesante passivo (al 15' il tabellone segna-punti recitava un impietoso 40-20 a favore degli irpini, che fino a quel momento si erano resi protagonisti di una prestazione irreale dal tiro da fuori, anche a causa di una difesa a zona da parte dei casertani a tratti mal eseguita e che comunque non ha dato i frutti sperati), Caserta è riuscita a chiudere il primo tempo in svantaggio di 10 lunghezze, grazie agli 8 punti di un Andre Smith che aveva scaldato i motori.
Nel terzo quarto la partita scivola sulle ali dell'equilibrio, con Collins e Righetti saliti in cattedra, e proprio con una bomba di quest'ultimo Caserta piazza il -2 sul 58-56 al 31'. Ecco consumarsi a questo punto l'episodio chiave del match: Doornekamp sbaglia un comodo tiro dalla media, sul rimbalzo si avventano Slay e Smith, con quest'ultimo che commette il suo quarto fallo. L'ex Juve e Varese, non contento, reagisce al fallo subito, Smith cade nella sua provocazione e gli viene sanzionato fallo tecnico, che per lui vuol dire quinta penalità. Partita finita per lui, e, a posteriori, anche per la Juve, che da quel momento in poi non è mai parsa realmente in grado di rientrare completamente in partita, nonostante gli sforzi, soprattutto difensivi di un enciclopedico Doornekamp e di un Righetti (17 punti e 10 rimbalzi per lui) sempre più leader di questa squadra (uno spettacolo vederlo in campo, nella naturalezza con cui gestisce palloni pesanti, nella freddezza con cui tranquillizza e talvolta bacchetta i suoi compagni di squadra e nella pulizia di esecuzione con cui crivella le retine avversarie) e (forse) alla miglior stagione della carriera, alla giovane età di 34 anni.
Piccola appendice sulla questione Rose: in molti, anche nel post Avellino, ne hanno richiesto nuovamente il taglio. Tuttavia nel gelo del PaladelMauro, pur essendo ancora una volta insufficiente, ha giocato la sua onesta partita. E' stato l'unico ad evitare la debacle anticipata nei primi 15', provando ad attaccare il ferro come richiestogli da Sacripanti, subendo falli e facendosi sentire anche a rimbalzo. Purtroppo bisogna capire che il talento non lo aiuta: difensivamente, nonostante quel fisico, non riesce ad incidere come potrebbe (il confronto con Dean è stato impietoso), ha un tiro da fuori tutt'altro che affidabile ed è evidente che non può essere il go to guy della squadra, dunque gettare la croce della sconfitta su di lui sembra quantomeno riduttivo. Alla luce di quanto accaduto, se le nostre due punte di diamante quali Collins (spiace dirlo perchè è un giocatore che adoro sin dai tempi di Ferrara, ma è stato letteralmente ridicolizzato dal suo avversario diretto, tale Green Marques che sta seriamente candidandosi al titolo di MVP della stagione) e Smith, portano un fatturato complessivo di appena 19 punti, considerando anche i problemi di infermeria e il talento di Avellino, oggettivamente imputare la colpa della sconfitta alla prestazione di Rose rasenta quasi il ridicolo. Sacripanti e i suoi assistenti, assieme alla dirigenza, hanno quotidianamente la situazione dell'ex Barons Riga davanti agli occhi, e sono ben consapevoli delle difficoltà che sta incontrando, però bisogna, mai come nel nostro caso, fare un'attenta valutazione del bilancio economico e capire se le finanze sono in grado di sostenere un eventuale avvicendamento nel ruolo di guardia titolare, come pare accadrà, almeno a detta dell'ex presidente Rosario Caputo.
Collins in maglia Virtus. |
La squadra cara all'eccentrico patron Claudio Sabatini è tra le mura amiche, assieme all'Olimpia Milano, l'unica squadra imbattuta in campionato: tranne nel match di apertura contro Roma, conclusosi con una vittoria al supplementare, le altre partite interne sono state vinte dalle V nere con larghi scarti. In trasferta però l'andamento è diametralmente opposto: una sola vittoria ( ad Ancona contro Montegranaro) e 4 sconfitte all'attivo (Avellino, Milano, Teramo e Biella). Squadra casalinga, quindi, se ce n'è una, che lontano da Casalecchio sembra quasi giocare col freno a mano tirato. Non inganni però l'apparenza: eccezione fatta per quella in Abruzzo, le altre 3 erano trasferte molto poco accessibili.
Adesso la Canadian Solar è terza in classifica con 14 punti (a pari punti con Biella), a 2 dal secondo posto occupato da Milano e ad appena 4 lunghezze dal primo della solita Siena. A meno di clamorose debacle, dovrebbe essere una delle 8 fortunate che staccheranno il pass per le Final Eight di Torino.
Come da tradizione, Bologna si presenta come una squadra particolarmente lunga e con diversi giovani sulla rampa di lancio che fanno da contorno a giocatori navigati nel nostro campionato e non solo. A proposito del roster (che, vale la pena ricordarlo, non annovera tra i propri nomi quello di Kobe Bryant), la capacità che forse di più ha fatto la differenza nella stagione virtussina è stata la duttilità e la bravura nell'adeguarsi a situazioni di emergenza: persa per strada l'asse play- pivot titolare ( McIntyre ritirato per problemi fisici, Homan tagliato per motivi comportamentali), Bologna è stata in grado di assorbire il colpo in maniera eccellente, e, per di più, di far integrare rapidamente i due nuovi arrivati, Luca Vitali e Kris Lang, non gravandoli, fin da subito, di eccessive responsabilità.
Il roster bianconero, oltre dai due sopracitati, è formato da Peppe Poeta (anche lui forse alla miglior stagione in carriera), i soliti Petteri Koponen e Viktor Sanikidze, le due stelle della squadra, il centro ex Roma Angelo Gigli, l'ala classe '88 Deividas Gailius, il "3" a stelle e strisce, ex Nets e Bucks, Chris Douglas- Roberts (che è in forse per la partita contro Caserta) e, appunto, gli innumerevoli giovani talenti del vivace vivaio virtussino: Michele Vitali ('91), fratello minore di Luca che già ha mostrato buone credenziali, l'ex fortitudino Francesco Quaglia ('88), Daniel Werner ('87), Jonathan Person ('93) e Jean Carlos Canelo ('89).
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