martedì 9 dicembre 2014

HAVE YOU EVER SEEN THE RAIN?


(Siamo stati tutta la notte fermi, in assoluto silenzio, come il nostro profilo Facebook: non una parola a riguardo, mentre intorno il mondo crollava. Aspettavamo che le immagini diventassero più nitide, che il polverone si abbassasse e che potessimo vedere, che cazzo è rimasto.)

Abbiamo visto il nostro mondo crollare.
Eppure era scritto a caratteri cubitali sulla Guida, "Don't Panic", e invece niente, siamo affondati.

Allora noi passiamo un attimo oltre, e andiamo verso il Finale.
Quando alla fine di un cataclisma il regista indugia su ciò che resta, in un film, mostra sempre quei timidi umani che escono dai rifugi di fortuna, si abbracciano, e guardano quel che è rimasto di ciò che avevano, di ciò che amavano.
Se JJ Abrams oggi indugiasse su Caserta, sapete cosa mostrerebbe?
Noi.


Noi che passiamo le domeniche, una settimana si e un'altra pure, con un impegno fisso alle 18, Noi che probabilmente, siamo l'unico motivo di esistenza per questa scalcinata tradizione cestistica in questa piccola provincia meridionale, Noi che soffriamo per ciò che accade più di chi in campo o in panchina vede il fallimento professionale, come coach o giocatore. Noi che, quando tutto sarà finito, nella buona e nella cattiva sorte, saremo chiamati a ripartire.

Ecco, è questo che forse a molti è sfuggito, e sta sfuggendo, in questo tremendo "allarme rosso" che dura da ormai 9 settimane.
Tutti contro tutti, l'oggetto del  desiderio è un capro espiatorio, e si fa il possibile: arriva il sacrificio di Molin su piatto d'argento, poi Howell, e infine Atripaldi sull'altare mediatico dove, che andasse bene o male, ha sempre messo il proprio faccione.
Distruggiamo tutto, e facciamolo ora, perchè la storia c'insegna che in queste situazioni il panico, la fretta è la soluzione, il cospargere di sale il passato, e arrangiarsi con quello che sembra non virtuoso, non buono, ma meno cattivo di altri. Quella è la soluzione.
No. Non funziona così.

Se fossi un padre, e mio figlio stesse male, impazzirei di dolore. Perchè sono la persona che lo ama di più al mondo, e se anche si sbucciasse un ginocchio, sarei pervaso dai brividi. E quando il danno è molto più serio di una "bua", allora la prima cosa che perderei sarebbe la lucidità.
In quest'occasione, se mi guardassi dall'esterno, a chi affiderei il mio bambino?
A me, che lo amo più di ogni altra cosa, o ad uno sconosciuto in camice bianco?
Domanda retorica, perchè per essere d'aiuto, a volte, la competenza serve più dell'amore viscerale e della passione.

E mentre diluviava sulla Reggia, c'era chi sotto l'acqua provava a chiudere le falle e impedire all'acqua di entrare, o almeno, di frenarla.
Quella persona sotto la pioggia, ha scelto un giorno di sole per fare i bagagli e tornare a casa, con compagna e figli, perchè qualcuno ha ritenuto che per la colpa commessa non meritava "rispetto", e che l'errore non poteva essere ammesso. Perchè qui siamo tutti infallibili.

Lo salutiamo allora, e mò, che cosa vogliamo fare? Cos'abbiamo ottenuto?
Che abbiamo una nave allo sbando e neppure un comandante, e allora mandiamo via anche il resto, tanto sono solo tanti individui che tra 5 mesi al massimo, saranno in altri lidi, all'asciutto. E indovinate chi resterà in braghe bagnate all'addiaccio su di una zattera di fortuna?
Noi. Già, quel "Noi" con cui avevamo cominciato questo post.

C'è confusione, tanta, dentro e fuori. C'è una parte di stampa, di merda, perchè di merda si tratta, che cerca click vendendo il cadavere di un uomo che muore, e su questa confusione, ci mangia un tozzo di pane che non ripaga neppure il tempo durante il quale si sbattono su un fottutissimo sito. Contenti loro.
C'è confusione, dentro e fuori, perchè il tifoso è folla, folle e folla, un ammasso di uomini e donne che seguirà il capopopolo che urlerà più forte, e vuole solo un nome che sazi la ricerca spasmodica di un colpevole di un omicidio, ad omicidio ancora non avvenuto.
Perchè qua c'è il funerale attorno ad un uomo che cadavere ancora non è. Ma pare che nessuno se ne sia accorto.
Confusione, appunto, perchè la pioggia cade copiosa, e cade forte, e fa rumore, e fa tanta paura, come se non la conoscessimo. Come se non l'avessimo già conosciuta in passato.

Ma voi, non l'avete mai vista la pioggia?

Da questo pattume si esce in un solo modo, tutti insieme. 
Non è retorica, non è parola vuota, ma è semplicemente l'unica strada. Perchè qui non c'è società, staff, giocatori, Gaines o Moore, non c'è stampa, pubblico e tifo organizzato.
Qua c'è solo un Noi, e noi dovremo uscirne. Perchè non c'è nessuna bacchetta magica, e nessun eroe che verrà a salvarci.
Quindi Don't Panic, e jamm' a verè.



5 commenti:

  1. Sottoscrivo, Mr.D. Nel dramma i miei plausi ad una grande penna.
    Un giorno l'emergenza finirà, ma queste parole rimarranno.

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  2. Bravissimo...propongo uno striscione per domenica prossima al Palamaggiò: SIAMO UNA GRANDE SQUADRA CON UNA GRANDE STORIA : ALZIAMO TUTTI INSIEME LA TESTA E RISCRIVEREMO LA STORIA.FORZA JUVE SEMPRE

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