La JuveCaserta muore, di nuovo.
Muore per mano di un turista della vanagloria, che senza portafoglio e senza
vergogna, ha sacrificato la Juve sull’altare dei suoi 30 giorni di celebrità.
Vero. Quant’è comodo però per noi
avere subito pronto ed impacchettato, il capro espiatorio di quest’ennesima
presa per il culo?
Ci siamo fatti andar bene tutto. Questo omuncolo l’abbiamo accolto
da eroe, l’abbiamo affiancato, incensato, gli abbiamo dato le chiavi della
nostra casa, e pure il culo di nostra moglie, l’avesse chiesto.
Questo D’Andrea però è arrivato, si è preso la Juve, ha licenziato gente prima ancora di presentarsi, ha fatto conferenze stampa, ha scritto e detto
tutto quel che gli pareva, senza uno straccio di controllo, senza che una
voce tra tutti noi si levasse per chiedergli cose banali ed insignificanti come
“considerando la gravosità economica di avere una società di pallacanestro di
A2, dove cazzo li prendi sti soldi?”. A meno che, in un mega sortilegio
collettivo, abbiamo tutti d’improvviso creduto che questo D’Andrea fosse un
magnate dell’eolico o capo di una cordata di emiri?
Ci siamo fatti andar bene tutto. C'è chi in quest’avventura ci si è imbarcato, con responsabilità ufficiali, gente che per la fiducia di cui godeva in seno al popolo casertano, ha permesso a questo degno erede dei Galimberti e dei Fortune, di appropriarsi di quella fiducia. E proprio questi ultimi, che hanno seguito l’ennesimo pifferaio ammaliante che prometteva l’acquisto del Palamaggiò, la Serie A ed il taglio delle accise sulla benzina, hanno evidentemente dimenticato quel vecchio andante che spesso risuonava sugli spalti del palazzetto, “a guardia di una fede”. Ed "A guardia di una fede" è anche questo. È soprattutto questo. Essere gente che lo fa per passione, non assolve dall'aver chiuso gli occhi e turato il naso, anche se per ingenuità.
Ci siamo fatti andare bene tutto, tra un
“buongiornissimo, caffè?” e improbabili post sgrammaticati di non una, ma
addirittura due pagine ufficiali, con una comunicazione che manco mio zio
cinquantenne avrebbe il coraggio di mettere in piedi. Abbiamo avuto il coraggio
di assistere senza colpo ferire al maramaldeggiare di quattro esaltati dal ban
facile, dal “cancella commento” più veloce al sud del Garigliano, da gente che si è fatta apertamente beffa di chi provava a sollevare dubbi sulla bontà di questo circo improvvisato.
Ci siamo fatti andare bene tutto. E la JuveCaserta è morta.
Allora per
chi può, si goda il suo capro espiatorio, uno che c’ha proprio il physique du
rôle per questa investitura, per essere odiato e insultato, tipo i personaggi
di Garrone o dei fratelli D’Innocenzo. Per gli altri invece, un pensiero di
vicinanza in questo ennesimo giorno di lutto. Si dispensa da fiori e nuovi
gruppi d’acquisto improvvisati. Lasciamo riposare la nostra Juve in pace, almeno finché non saremo in grado di meritarla.
Nessun commento:
Posta un commento