mercoledì 21 agosto 2019

BOSSA NOVA E MOZZARELLA



“Meno male che la JuveCaserta l’ha preso, è un cestista forte e capace e sono convinto che a Caserta farà cose molto buone”. – Oscar Schmidt a proposito di Dimitri Sousa, sulle colonne de Il Mattino.

“Lo Sporting Club Juvecaserta Decò comunica di aver acquisito il diritto di tesseramento dell’atleta Dimitri Sousa”. Così inizia il comunicato del club bianconero che il 29 giugno di quest’anno ha reso noto l’arrivo dell’ala da Agrigento.

È stato il primo acquisto della JuveCaserta, il primo comunicato dopo la Waterloo con Nardò, nel silenzio assordante a cui ormai questa società ci ha abituato. È stato anche il primo ed unico giocatore proveniente dall’A2 ad accettare la Juve, quando ancora il nostro destino era la serie B.
È, soprattutto, il primo brasiliano ad essere tesserato dalla JuveCaserta dalla rinascita post-fallimento, il quarto carioca nella storia bianconera, dopo la meteora Chui (al secolo Marco Aurélio Pegolo dos Santos) nel 1996.

Dovessi elencarvi le prime tre cose che mi vengono in mente quando parlo di Brasile, sarebbero sicuramente Calcio, Bossa Nova e Oscar. 
Se la prima è universalmente riconosciuta, e la seconda rientra in quelle che sono pure preferenze personali in campo musicale, la terza è una risposta che mi qualifica chiaramente come casertano, e che collega indissolubilmente la piccola città all'ombra della Reggia al Paese sudamericano.

Se si può dire che Dimitri sia brasiliano di nascita, nato a San Paolo, da padre brasiliano e madre greca, non si può dire che lo sia la sua formazione cestistica. Arrivato in Italia a 14 anni, mettendo in valigia saudade e coraggio, ha deciso che il Basket sarebbe stato il suo futuro, e che l’Italia l’avrebbe aiutato in questo viaggio. Cresciuto tra Teramo e Siena, divenendo uno dei migliori prospetti della classe 1994, ha completato il suo percorso negli Stati Uniti, per affrontare i maestri di questo sport e maturare al College.

San Paolo è invece la città che, pur non avendogli dato i natali, ha formato cestisticamente altri due brasiliani bianconeri: Oscar Daniel Bezerra Schmidt e Marcel Ramon Ponikwar de Souza, prima compagni al Sirio, poi in Nazionale e infine a Caserta. Se di Oscar sappiamo tutto o quasi, Marcel de Souza è roba da vecchi cuori bianconeri (o da giovani vecchi dentro che si abbeverano di storie e aneddoti, tipo noi picchiacchielli di JCR).

Era brasiliano, era un medico, ma non era Socrates. Marcel è arrivato a Caserta nella peggiore delle circostanze, la tragedia di Mirza Delibasic (di cui vi abbiamo raccontato qui). 

È il primo anno di Serie A, serve uno straniero che faccia coppia con Oscar e serve in fretta. Moka Slavnic aveva già lasciato la città, e al brasiliano venne un’idea: suggerire il nome del vecchio amico a Tanjevic e Sarti. 

Marcel era però tutt'altro che uno sconosciuto, soprattutto per gli Italiani, che ancora avevano negli occhi quella finale per il Bronzo dei Mondiali del 1978 a Manila, dove dopo il canestro di Bonamico allo scadere e con la panchina azzurra già festante, il brasiliano infilò un canestro da centrocampo che significò bronzo per i carioca (con l'oro invece alla Jugoslavia di Slavnic e Delibasic). 

L’esordio di Marcel avviene in Coppa Korac, quando contro Edinburgo il Palamaggiò assiste al primo show interamente verdeoro della nostra storia: Oscar disse 33, Marcel 34. 

L’inizio di stagione non sarà stato all’altezza dell’esordio, ma il ventiseienne migliora di partita in partita, mano a mano che perfezionava la condizione fisica e la conoscenza del gioco europeo. L'annata del nazionale brasiliano fu impressionante, e la matricola terribile bianconera seminava il panico in Campionato come in Coppa Italia, almeno fino al giorno di Pasqua del 1984, quando sul parquet di Reggio Emilia, Marcel si fa male alla mano, e per un medico, oggi radiologo, come lui, fu chiara immediatamente l’entità dell’infortunio. 

Oscar trascina la JuveCaserta mentre è orfano dell’amico di sempre, e al rientro in campo ritrova la squadra in Finale di Coppa Italia e qualificata in Coppa delle Coppe, avendo eliminato in semifinale la Milano di Meneghin. 

La Finale con la Granarolo Bologna campione d’Italia non sorride ai bianconeri campani, che esordiscono in Serie A già lasciando intravedere quella che sarà la maledizione delle finali perse che la perseguiterà negli anni a venire.


Marcel de Souza e Oscar Schmidt partiranno poi insieme alla volta di Los Angeles per le Olimpiadi, con il Brasile assegnato allo stesso girone dell’Italia. I verdeoro finiranno il torneo al nono posto, mentre gli azzurri chiuderanno al quinto posto, dopo aver sconfitto l’Uruguay di Tato Lopez, altro sudamericano che da lì a poco sarebbe finito in maglia bianconera.
Nella stagione successiva, Caserta rinuncia a Marcel, che farà poi ritorno in Italia negli anni a seguire, entrando nella storia di Fabriano, mentre all’ombra della Reggia lo sostituirà Mike Davis, mettendo fine a quel duetto brasiliano che aveva fatto sognare il Palamaggiò come un duetto di Jobim ed Elis Regina.





Per la cronaca, Marcel fece ritorno in Italia qualche anno dopo, a Fabriano, dove divenne uno dei giocatori più amati di tutti i tempi nella città della Carta, mentre la figlia divenne la donna amata, e poi moglie, dell'ex Virtus Guillherme Giovannoni, ma questa è un'altra storia.
Marcel e Oscar si incrociarono quindi ancora, ma questa volta da avversari, anche in partite epiche, come quella del 1989 tra la Snaidero Caserta e l'Alno Fabriano, accuratamente raccontata da Marco Antonini per Radiogold.tv


Fonti: 
Superbasket;
Il Mattino;
"I Libri dei Giganti - Oscar" - De Simone.

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