venerdì 16 novembre 2012

I CAN'T WAIT TO PLAY IN THE NBA, MAYBE. [PARTE 2]

Parte 2.
In genere i sequel sono sempre di livello inferiore ai primi film, e si, neppure a me piacciono molto, ma questa volta proprio no, considerando il "materiale" a disposizione.
L'airone cesenate, il carneade Marmarinos, e soprattutto, Horace Jenkins, l'Iverson dei Poveri (parola di Mike Lonergan).
E poi c'è Brent, per il quale ci siamo limitati ad un semplice saluto.
Serve altro?
Il bagno è in fondo a destra.

#10 Horace Jenkins - Ritirato

 Lo ricordiamo tutti essenzialmente per il numero di figli che lo seguivano un po' ovunque, per il passato da Elettricista e per quella capacità di fare sempre la scelta sbagliata, anche quando era difficile sbagliare. Un talento in un certo senso, tant'è che dall'esperienza casertana, la sua carriera ha subito una svolta considerevole.
S'è ritirato.
Parliamoci chiaro, è arrivato quando alla pallacanestro ormai, non aveva più nulla da dare, però è un tipo con una storia particolare, e vale la pena valutarlo nella sua interezza. Ha lasciato il liceo all'ultimo anno, si è iscritto ad un Community College, tanto perchè la mamma voleva ricevesse un'istruzione, ma non porta a termine neppure quest'impegno scolastico.
Questa volta il motivo è un altro, nasce infatti Hakeem, primo della frotta di figli che verranno, e allora niente, serve sfamare la famiglia, servono soldi, serve un lavoro.
Da qui nasce il mito dell' "elettricista", il più noto tra i lavori umili che gli sono toccati nella sua vita da "papà" (ha lavorato anche "dietro" un camion della nettezza urbana).
Cresciuto Hakeem, messi da parte dei soldi, la mamma torna alla carica, e questa volta Jenkins, a 23 anni, va a William Paterson University a Wayne, N.J., un College di III Division, livello bassino in pratica.

Nell'ambito scolastico del New Jersey, si fa conoscere, e bene, per il suo talento.
Premi a raffica, talento in quantità, e il pensiero costante al piccolo Hakeem, che ormai cresciuto, come un rito scaramantico, rivolge al papà sempre la stessa frase: "Papà, schiaccia per me!".
Ecco svelato un altra usanza di Horace, la dedica in parterre dopo un canestro importante.
Il coach della "grande" rivale della William Paterson, la Catholic University, lo incorona come l' "Iverson dei poveri", mica cazzi.
A 26 anni si affaccia al Draft NBA, pronosticato addirittura al primo giro, dopo aver vinto anche la Gara delle Schiacciate (unico partecipante della III D., tra l'altro), contro un certo Jeff Trepagnier.
Undrafted, ed ecco la peregrinazione europea.
Va all'AEK Atene, dove fa sfracelli, ma nuovamente è la sorte a concedergli un'altra chance.
I Detroit Pistons seguono Glyniadakis, compagno di Jenkins, e mentre il greco non convince molto, viene notato l'Iverson de' noartri.
Il primo e unico garantito nella NBA, nell'anno dopo la vittoria del titolo, l'anno, per intenderci, della rissa con i Pacers.
Non dura molto, ed ecco il ritorno in Italia.
Arriva a Caserta quando ha soprattutto la famiglia in testa, e dopo averne passate talmente tante, decide di dire basta.
"Chi puo' dire che sarei arrivato dove sono arrivato, senza tutti questi imprevisti?"
Se volete un quote di Jenkins, vi consiglio quest'ultimo.

 #33 David Brkic - Centrale del Latte Brescia (LegaDue, Italia)
(15.5 punti, 5.5 rimbalzi, 35.7% da 3 e 18.5 val. in 34' - 6 partite giocate)

L'Airone di Cesena, il serbo-italiano cresciuto nella Virtus Bologna, dove ha anche vinto, non certo da protagonista, Campionato, Coppa ed Eurolega, alle dipendenze di coach Messina, nel 2000/01.
Un giocatore che poteva essere, ma non è stato.
Carriera tra alti e bassi, longilineo, lungo esile ma con un tiro mortifero, il classico lungo slavo, ma con poca voglia e ancora meno testa.
David fece vedere grandi cose nella stagione che lo consacrò come uno dei migliori italiani del panorama cestistico nazionale, stagione che culminò nella promozione in A della Juve, con Betti che lo blindò con un biennale. Sembrava la volta buona, ma il nostro David dimostrò di non "appartenere" alla massima serie, pur con qualche partitone, quindi, a fine stagione, fece ritorno in LegaDue, ad Udine.
Altra grande stagione, in cui viene nominato MVP della Lega, e biennale a Veroli, unica squadra, insieme alla Juve, in cui David è rimasto per più di un anno.
Ancora ottime cifre a Veroli, con un gran bel contratto e l'accettazione di un ruolo da Top-Player di LegaDue che gli è evidentemente bastato.
Quest'anno è a Brescia, dopo il ridimensionamento dei ciociari, con il solito contrattone e l'alto minutaggio.
Poteva essere un giocatore da Serie A, ma si è accontentato, non migliorando in quella dimensione del gioco che l'avrebbe reso idoneo ad altri palcoscenici.
Non abbastanza veloce per essere un 3 moderno, non abbastanza solido per essere un 4, ma dominante. In LegaDue.

#22 Brent Darby.
Brent Lamar Darby 1981 - 2011

Neppure un anno fa, il 30enne da River Rouge, moriva in seguito a complicazioni successive ad un'operazione al cuore, soffriva di Trombosi.
Arrivò a Caserta nel marzo del 2009, per la partita con Teramo, e ai tifosi bianconeri sembrò un messia.
Non per il talento, era infatti un onesto mestierante della pallacanestro, ma semplicemente perchè riportò normalità in un ruolo dove si erano alternati Butler e Jenkins.
Raccolse cifre dignitose, qualche exploit, ma di sicuro fu uno dei pochi a lasciare un buon ricordo nella città della Reggia.
L'anno dopo lo trascorse in Francia, a Limoges, per poi tornare in Italia, per 7 partite, alla Reyer Venezia.
A 30 anni si  spento in un ospedale di Detroit.
Tra le tante stelle che, purtroppo, affollano il firmamento bianconero, c'è senza dubbio anche lui.

#19 Dimitrios Marmarinos - Free Agent
Ok, questo è un nodo gordiano della JuveCaserta ante-Sacripanti.
Il greco che appariva e scompariva dal Palamaggiò a seconda degli arretrati che la società gli doveva, una specie di barzelletta che magari fa anche ridere, ma la sanno già tutti.
Non ho nulla da dire sulle sue prestazioni in campo, ma ho ben impresso nella mente il suo arrivo (Grazie Dario.), o meglio, la sua seconda venuta, quando passeggiando sulla balconata degli uffici, fu intravisto da Diaz che andava in campo. Lo vede, lo fissa, mani nei capelli. "Ancora qui stai?" e parte il vaffanculo (anche gestuale) del greco all'indirizzo del portoricano. A modo suo, idolo.
Tornato in patria, senza più crediti da vantare, a mo' di strozzino, con la Juve, l'agente gli trova una sistemazione nelle minors greche. Trikalla, Iraklis Thessaloniki, e infine, lo scorso anno, Perikos/Arhelaos, 7.8 punti e 4.4 rimbalzi.
Mica male in quella che corrisponde alla nostra DNA.
Che poi, per dire, le coincidenze. Sapete che questo prima di Caserta, già ha giocato in Italia?
Dove?
Teramo e Napoli.
Si, esatto, proprio in quelle stagioni in cui PierFrancesco Betti era GM.
Malpensanti...

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