Volutamente in questo spazio non verrà data voce alle problematiche societarie, nonostante esse siano, al momento, il più grande punto interrogativo in casa Juve, molto più della mancanza di un play, di una guardia che non rende, di un quintetto che non difende o di esterni con pochi punti nelle mani.
Il motivo è semplice: c'è un impegno da onorare, una salvezza da conquistare e, soprattutto, un campionato da non falsare. L'ultima cosa che meritano i tifosi è di chiudere indegnamente, ritrovandosi a metà stagione con una squadra piena di giovani giusto per tirare avanti e salvare il titolo sportivo. Piuttosto che questo miserabile teatrino, che ci costringerebbe a mettere sotto le scarpe anche quell'ultimo straccio di dignità (sportiva s'intende) che questi signori ci hanno lasciato finora, meglio chiudere prima, per rispetto verso i giocatori (che avrebbero la possibilità di trovare un impiego altrove) e soprattutto verso Pino Sacripanti, cui verrà risparmiata l'umiliazione di mettere a disposizione di una causa persa la propria professionalità e serietà.
Ciò detto, pensiamo al campo, o almeno proviamoci. Se due indizi non fanno una prova, tre invece possono considerarsi una discreta sicurezza: 27 punti presi da Milano (la quale tanto irresistibile in questo inizio di campionato poi non si è dimostrata imbarcando ad Avellino e perdendo in casa con Reggio Emilia), 17 da Biella (a cui noi gentilmente abbiamo concesso l'unico sorriso e che si sta rivelando come la peggiore squadra del lotto) e 29 da Roma (che sarà indubbiamente più forte della Juve, ma a tratti il divario tra le due squadre è apparso decisamente più ampio di quello che realmente è). La conclusione è abbastanza scontata: la squadra ha grosse carenze caratteriali, non ha nel DNA quella foga, quella grinta e quella "cazzimma"proprie della Juve dell'anno scorso e fuori casa soffre terribilmente gli ambienti "ostili" (e le virgolette si intendano macroscopicamente, perchè i Forum di Milano e Biella e il PalaTiziano non sono l'Abdi İpekçi Arena eh). E se una squadra, anzi un roster, di cui già sono ampiamente assodati i limiti tecnici e gli equivoci tattici, non gioca nemmeno col coltello tra i denti ogni singolo possesso, o meglio gioca con questa attitudine solo "sotto costrizione" (leggasi davanti al proprio pubblico), allora ecco che quella salvezza, che inizialmente poteva apparire addirittura una formalità, diventa qualcosa da conquistare con sacrifici.
Questa non è una squadra da battaglia, non è la classica squadra da salvezza, tutt'altro: è una squadra che crede di valere i playoff (o meglio, cui è stato fatto credere questo) ma che fa di tutto per non dimostrarlo sul campo, ritrovandosi in zone della classifica che crede che non le competono e in cui si gioca di sciabola, piuttosto che di fioretto.
In tal senso, gli ultimi 8' di Roma possono essere considerati tranquillamente tra le pagine più vergognose della storia recente della Juve. E' inammissibile smettere di giocare perchè dal -8 ci si ritrova a -14 nel giro di due azioni. E' l'esemplificazione della fragilità caratteriale di questa squadra. Indecenti i minuti di garbage time in cui si è smesso di giocare, esponendo al pubblico scherno i 150 casertani accorsi, speranzosi, a Roma. Si può perdere di 20 o 30, ma una cosa è subire uno scarto del genere sbucciandosi le ginocchia e dando il massimo, tutt'altra cosa è subire un parziale simile con fantasmi che ciondolano in mezzo al campo e che non reagiscono manco a suon di alley oop degli avversari. Meritatissimi i fischi del nostro settore a fine partita.
L'AVVERSARIO: Pallacanestro Varese.
Società solida ed economicamente stabile, allenatore giovane, preparato e lungimirante, pubblico competente e appassionato (tipiche caratteristiche della audience di provincia, a differenza di quella "metropolitana") e una squadra che gioca, a mani basse, il miglior basket d'Italia. Ah, tra le altre cose è prima in classifica in coabitazione con Sassari, dopo 5 vittorie in altrettante partite.
Varese può definirsi il prototipo sportivo dell'araba fenice: come il mitologico animale, dopo la retrocessione del 2008 è rinata dalle proprie ceneri percorrendo un cammino di graduale miglioramento che l'ha (ri)portata oggi ai vertici della pallacanestro italiana. Tra le altre cose, il cammino finora è stato tutt'altro che agevole: esordio di fuoco a Brindisi, neo promossa, battuta con 118 punti (sugli scudi i "big three" varesini Ere, Banks e Dunston autori di 32, 27 e 22 punti), vittoria di misura casalinga contro una buonissima Avellino, trionfo, sempre tra le mura amiche, contro l'odiata Siena dopo aver condotto per tutta la durata del match e poi le ultime due perle: il "sacco" della Futurshow Station di Bologna, contro una Virtus che all'epoca era a pari punti coi lombardi (in questa occasione MVP un eccellente Achi Polonara autore di 17 punti e 20 di valutazione) e infine la vittoria delle vittorie, il godimento massimo per un varesino, il derby vinto contro Cantù (oltre ai soliti Ere, Dunston e Banks, ottima prova dell'ex Mike Green, per lui 4 rimbalzi, 7 assist e 7 palle recuperate).
ROSTER:
GREEN-BANKS-ERE-SAKOTA-DUNSTON
DE NICOLAO-RUSH-CERELLA-POLONARA-TALTS
Il più classico dei "10 uomini, 10": quintetto che ha tra le proprie virtù, oltre ad un tasso fisico/atletico elevatissimo (Green ed Ere hanno accoppiamenti favorevoli, in tal senso, quasi sempre e Dunston sotto le plance sta rivelandosi un fattore) anche un'organizzazione tattica invidiabile in grado di permettere ai micidiali tiratori varesini di toccare il 40% di media e limitando gli avversari ad un misero 25% scarso.
Con le bocche da fuoco che si ritrovano, Varese ha trovato in Green il metronomo ideale: eccellente passatore, difensore arcigno con presenza a rimbalzo, nullo da oltre l'arco ma micidiale in entrata e dalla media distanza. Banks è una guardia tutto fare: rilascio rapidissimo, preciso piedi per terra ma abile anche nel crearsi il tiro da solo. Subisce diversi falli (3.2 di media), cosa che lo costringe ad andare spesso in lunetta dove non è propriamente infallibile (70% circa). Ere lo conosciamo bene, non credo ci sia bisogno di soffermarsi su di lui, ed è lui a completare il pacchetto esterni titolare. Le due torri sono Sakota-Dunston: il secondo è un rookie per il nostro campionato, per il primo è un piacevole ritorno dopo la sfortunata annata di Pesaro, che stava per diventare drammatica dopo essere caduto in coma farmacologico in seguito ad uno scontro di gioco contro Teramo. Il lungo a stelle e strisce si sta rivelando il miglior pivot del campionato: dotato di un tasso tecnico non elevatissimo, a farne un centro dominante alle nostre latitudini sono la stazza e la presenza sotto i tabelloni (per lui 16.4 punti, 9 rimbalzi e 24 di valutazione). Sakota invece è la classica ala grande moderna: rapido di gambe e allarga il campo col tiro da fuori. Non disdegna soluzioni interne, ma la volontà di Vitucci è di tenere il pitturato libero per le scorribande degli esterni e per far ricevere Dunston vicino al ferro.
Anche la panchina segue l'orientamento tattico del quintetto base: giocatori veloci e buoni tiratori, che ben si adattano alla filosofia "run & gun" del proprio allenatore. Di De Nicolao ci si ricordava principalmente per le sue abilità difensive e di passatore e per la sua rapidità nel condurre una transizione, ma i tempi di Treviso sono passati da un pezzo, e il ragazzo (tra l'altro uno dei "veterani" della U20 di Sacripanti) ha messo su anche un rispettabile tiro da fuori (44.8 % in stagione). Erik Rush è l'unico volto nuovo della bench varesina e, forse, l'unico che finora non ha ancora realmente convinto gli addetti ai lavori. Venuto in Italia come un giocatore in grado di avere un impatto dalla panchina, per il momento sta collezionando spiccioli di partita con risultati mediocri (33' in tutto il campionato e appena 3 punti segnati). L'asso nella manica di Vitucci, dalla panchina, dovrebbe invece essere proprio Bruno Cerella, guardia-ala esplosa a Teramo, che però, proprio con la maglia degli abruzzesi durante la scorsa annata, ha subito un grave infortunio al ginocchio da cui ancora non si è completamente ripreso. Chiudono la panchina i due lunghi Polonara e Talts: il primo, anch'egli ex teramano, è senza girarci troppo attorno uno dei giovani italiani più promettenti e a Varese, con un allenatore che notoriamente dà fiducia ai giocatori di talento, sembra aver fatto il passo finale per la consacrazione ad alto livello (ben 21' di media di utilizzo, 10 punti e 13 di valutazione). Il secondo, per il terzo anno consecutivo a Varese, non è storicamente dotato di particolari abilità tecniche, ma serve a dar fiato a Dunston, garantendo quella dose di "legna" necessaria a mantenere alta l'intensità difensiva del quintetto.
LA CHIAVE.
Pochi dati statistici: Varese segna circa 90 punti di media, miglior attacco del campionato, con sempre almeno 5 giocatori in doppia cifra. Ere, top scorer della squadra, scrive 21 di media a referto col 51% da 3. Caserta segna la miseria di 66.8 punti di media, ne subisce la bellezza di 78.4, tira col 24.8% da fuori contro una squadra che, di media, concede al massimo il 25% agli avversari. Ora, le statistiche non scendono in campo, ma, dati alla mano, Varese è la squadra peggiore da affrontare per la Juve.
Trattasi di filosofie di gioco antitetiche: la Cimberio difende forte, corre tanto, tantissimo, e prova a chiudere il proprio attacco nei primi secondi dell'azione sfruttando il potenziale dei proprio tiratori, Caserta difende a tratti, gioca a ritmi contenuti(ssimi) tentando in ogni modo di addormentare la partita.
La chiave tattica è chiara: non dovremo esporci ad una gara ad alto numero di possessi altrimenti non solo non avremo possibilità, ma rischieremo anche l'imbarcata. Dovremo, come al solito, difendere forte, evitare banali palle perse che possano innescare il loro micidiale contropiede (cosa resa ancor più difficile dalla mancanza di un playmaker di ruolo oltre a Gentile), provare una volta tanto ad ingarrare la serata dall'arco dei 6.75 e, soprattutto, giocare col cronometro evitando di farci prendere dalla foga e dalla frenesia.
Di cruciale importanza sarà la difesa sui loro esterni: Gentile inevitabilmente non potrà non soffrire la differenza netta dal punto di vista fisico col proprio pariruolo, per cui lavoro supplementare in tal senso sarà richiesto a Maresca e Mordente, fondamentali nel limitare Banks e, appunto, Green. Il duello-chiave potrà essere quello nel pitturato tra Akindele e Dunston. Per il nostro nigeriano sarà la prova del nove: dopo aver banchettato nelle prime 3-4 partite contro giocatori fisicamente non alla sua altezza e aver toppato un primo banco di prova contro Gani Lawal domenica scorsa, si troverà di fronte, probabilmente, l'avversario più ostico del campionato. Per la sua prestazione, sia offensiva, sia, soprattutto difensiva (si spera in una sua oculata gestione dei falli) passeranno buona parte delle fortune bianconere in questa partita.
PRONOSTICO:
Passino la già enorme differenza di talento e di carattere tra le due squadre, a questo vanno ad aggiungersi il nostro momento societario che è quello che è e che non può non avere ripercussioni sui giocatori e un fattore campo che ormai fattore non lo è più da tempo. Sulla carta il pronostico è abbastanza chiuso, ma la speranza e l'ultima a morire, che almeno quella ce la lascino.
Caserta-Varese 30%-70%
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