sabato 9 agosto 2014

IL CAPOLAVORO DEL BERDINI


A volte accadono dei fatti che semplicemente non puoi spiegarti. Sei , inebetito, estasiato, ed assisti alla storia in corso, come spettatore privilegiato di un qualcosa che i cantori del futuro tramanderanno a chi, per anagrafe o altro, non poteva essere , dove la storia seguiva il suo corso.

Non poche volte quel “” è stato un luogo non troppo lontano da Caserta, nelle piane di Morrone, a Pezza delle Noci, al Palamaggiò.
Penserete alle Coppe, ai campioni passati, al Tricolore, ad Oscar, Glouchkov, Tanjevic, o magari Esposito, Gentile, Marcelletti.
In questo caso invece, la storia è più recente e meno gloriosa, il Palamaggiò non era più il tempio dei 100 giorni ma solo il casus belli del fallimento e il campionato era sì d’Eccellenza, ma semplicemente perché così recitava la nuova denominazione di quella che per anni è stata la B1.
 
Caserta in quel periodo non aveva la Juve, e c’erano due formazioni ad infiammare le cronache casertane: i Falchetti, domiciliati al PalaSaintGobain (ora PalaVignola), con i vari Saccardo, Capone e compagnia, e dall’altro la LBL Caserta, che raccolse la scintilla morente della Juve per custodirla aspettando tempi migliori.
Tempi migliori che sarebbero arrivati da lì ad un anno, con la fusione, il titolo di Castelletto Ticino, la rinascita.

 
Prima di giungere alla genesi della JuveCaserta come la conosciamo oggi, ci fu un campionato che è ben saldo nella mia memoria di giovane adepto bianconero, essendo nato solo l’anno successivo alla conquista del tricolore, il campionato di B d’Eccellenza 2002/03.
A vedere la LBL c’ero già stato, con mio padre, ma quell’anno, il 2002, neppure decenne, fu il mio primo da abbonato alla Juve (proseguito ininterrottamente anche quest’anno).
Custodito gelosamente in una bacheca in camera mia: parterre dietro le panchine, fila 10 posto 64. All’epoca ero un “portoghese”, proprio così, abbonamento omaggio dovuto al fatto che mio padre figurava tra gli sponsor.
Il main sponsor invece era Centro Energia, il nome con cui quella squadra girava l’Italia. C’erano Manuel Babetto, Dalla Libera, c’era Michele Marino e due giovani virgulti come Simeoli e Cantone. Perego, Farina, insieme all’ultimo dei sopravvissuti dello Scudetto, quel Claudio Acunzo appena 18enne mentre con Shack, Tellis e soci raccoglieva l’alloro nel Forum di Assago. Chiudiamo poi con Alberto Causin, cecchino veneziano che con piacere abbiamo rivisto al PalaMaggiò, con la fascia da capitano, al ritorno della Reyer in Serie A, e Paolo Berdini, play-guardia 23enne da Montegranaro, arrivato a luglio dalla Premiata neo-promossa in A2.
Non certo l’All Star Team che si sarebbe costituito da lì ad un anno, ma abbastanza per acciuffare i Playoffs, dopo l’ottavo piazzamento nel Girone B.
Spoiler: la corsa s’infranse appena ai quarti, contro Niccolai e la sua Montecatini.

Torniamo però dal generale al particolare, zoomando su una data specifica di quel campionato, che per chi c’era, sarà facile da ricordare.

Decima giornata d’andata, la LBL padrona di casa ospita il Patavium Padova targato Elvox. Si gioca alle 17.30 di una domenica particolare: era il 10 Novembre del 2002, e quel giorno Paolo Berdini festeggiava il suo ventiquattresimo genetliaco (potevamo scrivere “compleanno”, ma volete mettere?).
Perché particolare? Perché quando si scrive la storia c’è sì il fatto principale, ma ci sono tanti accadimenti di contorno che contribuiscono a rendere quella stessa storia, ancora più affascinante.
Si dà il caso, infatti, che quello stesso giorno, il protagonista sarà proprio il festeggiato.
La partita ha alti e bassi, ma nel quarto periodo prende saldamente la direzione nord della penisola, destinazione Basilica di Sant’Antonio.
A pochi minuti dal 40’, in campo c’è una formazione con 10 lunghezze di vantaggio, mentre l’altra è Caserta.
Padova è avanti 63 - 53.

La cronaca dell’ultimo giro di lancette.
Michele Marino tenta il tutto per tutto con una penetrazione dettata più dalla disperazione che dal volere di coach Ponticiello, l’area è una tonnara, apre all’esterno per l’unico paio di mani libere tra i compagni. Sono quelle di Paolo Berdini, ed è dietro l’arco. 

È solo una tripla, un colpo di reni di un pugile atterrato ma troppo orgoglioso per ammetterlo. Il Palamaggiò risponde con una gioia composta.

Quello che stava per accadere era ancora lontano dalle fantasie del tifo bianconero.
Causin colpisce da tre, -7, si va di fallo sistematico, ma il tempo è sempre più tiranno. I patavini sono imprecisi, rovesciamento di fronte, la palla finisce nuovamente a Berdini. È ancora dietro l’arco, si alza, il boato del PalaMaggiò accompagna la retina che si tende. 

Il marchigiano è in una trance agonistica conclamata, e dopo altri due liberi concessi, torna nella metà campo offensiva: i compagni si allargano per lasciargli spazio, Berdini è inseguito, lui non si ferma, finta, salta in controtempo. È ancora dietro l’arco. È ancora canestro. 

Il PalaMaggiò è “una polveriera”, come recitato da Anzoini in telecronaca, questa volta ci credono tutti, ma manca davvero poco, appena 11 secondi, con due liberi per la Elvox.
Palmieri è impreciso, trema: fa 1/2, e allora tutti gli occhi sono per il 24enne di Montegranaro, perché mancano una manciata di secondi, e Caserta è sotto nel punteggio.
Paolo questa volta si va a prendere l’apertura, supera la metà campo, passa tra le linee difensive venete, lo inseguono, non lo acciuffano, e lui è ancora una volta dietro l’arco. 

PAZZESCO BERDINI, PAZZESCO! 

Il boato è devastante, a fatica si contiene l’invasione dei supporter casertani, Berdini è alla quarta tripla in poco più di un minuto. Pazzesco, appunto.
Manca un secondo, Padova non riesce neppure a rimettere in campo, c’è l’invasione, il giubilo, l’incredulità. CLAMOROSO AL PALAMAGGIO’. 

Una partita di quelle che fosse accaduta in questi anni, avrebbe avuto una risonanza incredibile sui social, ma all’epoca eravamo ancora lontani dallo scoprire Facebook, e Twitter era un parto mentale neppure in cantiere.
Resta però il ricordo, in chi c’era e chi l’ha vissuto, uno dei momenti più intensi della storia recente bianconera: l’epicità trovata in un basket di provincia, anche questa è Storia.

(N.B. Il video qui sotto ritrae quegli ultimi istanti, si tratta di un “cut” del video su YouTube “LaPassione Infinita” dell’utente PedroMexicano – che ringraziamo perché, senza quel video, non sarebbe nato questo tributo)

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